I militari del comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria e del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata – sotto il coordinamento della locale Procura Antimafia diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, hanno eseguito un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale – presieduta da Ornella Pastore – su richiesta del procuratore aggiunto Calogero Gaetano Paci e del sostituto Gianluca Gelso, con il quale è stata disposta l’applicazione della misura di prevenzione del sequestro in relazione all’ingente patrimonio – costituito da imprese commerciali, beni immobili e disponibilità finanziarie – riconducibile a Giorgio Morabito, 45 anni, noto imprenditore di San Giorgio Morgeto (Reggio Calabria) operante nel settore della costruzione di grandi opere edili.
Morabito stato destinatario nel 2017 di misura cautelare in carcere nell’ambito dell’operazione “Cumbertazione”, condotta dal Gico del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Reggio Calabria nei confronti di un sodalizio criminoso che, negli anni, ha sistematicamente turbato – o tentato di turbare – numerose gare d’appalto indette da plurime stazioni appaltanti, attraverso la presentazione di offerte precedentemente concordate, tali da determinare l’aggiudicazione degli incanti ad una delle imprese della cordata e conclusa nel 2017 con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti di 27 soggetti ritenuti responsabili – a vario titolo – dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere aggravata, turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione e falso ideologico in atti pubblici – tra cui il proposto – nonché di provvedimenti reali cautelari su 44 imprese, per un valore complessivo pari a 224 milioni di euro.
In tale contesto, a Morabito, promotore e coordinatore del delineato sistema fraudolento, è stata contestata sia la partecipazione alla cosca di ‘ndrangheta “Piromalli”, operante nella Piana di Gioia Tauro, sia l’associazione semplice finalizzata alla commissione di plurimi delitti in materia di corruzione, turbativa d’asta e falso, tutti aggravati dalla finalità di agevolare la predetta cosca. Attualmente risulta rinviato a giudizio in relazione alle imputazioni ascritte. Alla luce di tali risultanze, la Dda delegava alla Guardia di finanza apposite indagini a carattere economico/patrimoniale finalizzate all’emissione di una misura di prevenzione personale e patrimoniale. Dopo aver delineato il profilo di pericolosità sociale del proposto, anche valorizzando le risultanze delle pregresse indagini, la pertinente attività investigativa è stata indirizzata alla ricostruzione delle acquisizioni patrimoniali – dirette o indirette – effettuate nell’ultimo ventennio, accertando, attraverso una complessa e articolata attività di accertamento e riscontro documentale – i patrimoni dei quali il medesimo risultava disporre, direttamente o indirettamente, il cui valore era decisamente sproporzionato rispetto alla capacità reddituale dichiarata ai fini delle imposte sui redditi, nonché le fonti illecite dalle quali il proposto aveva tratto le risorse per la loro acquisizione.
Le Fiamme gialle individuavano, con riferimento al percorso esistenziale del proposto, le condotte delittuose poste in essere, le frequentazioni, i legami parentali, i precedenti giudiziari e gli altri elementi ritenuti fondamentali per la formulazione, ai sensi della normativa antimafia, da parte della competente autorità giudiziaria, del prescritto giudizio prognostico sulla pericolosità sociale. Alla luce di quanto sopra, il Tribunale di Reggio Calabria: ha riconosciuto la pericolosità sociale qualificata “esistenziale” in capo al proposto, indiziato di associazione per delinquere di stampo mafioso e di molteplici reati fine contro la pubblica amministrazione posti in essere al fine di agevolare l’infiltrazione della cosca “Piromalli” nel tessuto economico; e disposto il sequestro dell’ingente patrimonio riconducibile al proposto ed al nucleo familiare, costituito da plurime unità immobiliari, imprese commerciali, rapporti finanziari e assicurativi, disponibilità finanziarie, per un valore complessivo stimato in circa 6 milioni di euro. Sottoposta a sequestro – poiché di provenienza illecita – anche la cospicua somma di denaro in contanti, pari a 131.150 euro, rinvenuta e sequestrata presso l’abitazione di Morabito nel corso delle perquisizioni svolte durante l’esecuzione dell’operazione “Cumbertazione”.