Aversa (Caserta) – In vista della prossima celebrazione del “compleanno della città” si ripropone il dilemma: Aversa è nata nel 1022 o nel 1030? I cosiddetti storici bene informati insistono per il 1022 ma ad oggi non sembra sia stata presentata alcuna documentazione obiettiva che confermi questa data. Tra l’altro, in un servizio del Tg3 Campania, realizzato in occasione delle Universiadi che hanno interessato molte città della regione, tra cui Aversa, il giornalista che commentava l’evento dichiarò che la città era stata fondata nel 1030, dando in pratica una sorta di ufficialità a questa data. Naturalmente gli storici della città non hanno tenuto alcun conto di questa affermazione e continuano a indicare il 1022 come data di nascita di Aversa.
Considerando che, curiosando su internet, è possibile avere notizie di libri che riportano racconti di soldati al servizio di Rainulfo Drengot, fondatore di Aversa, e che riportano che nel 1022 fu ufficializzata come normanna la contea di Ariano, il volere affermare a tutti i costi e senza alcuna documentazione ufficiale, esibita nei libri scritti dagli storici di Aversa, che la data di fondazione non è il 1030 autorizza a fare due ipotesi. Una è che, data l’età degli storici che continuano ad insistere sulla questione, dichiarandosi custodi della verità, questi temano di non essere presenti da qui a 10 anni; l’altra è per avere la possibilità di continuare a definire Aversa prima contea normanna della penisola.
Se la loro tesi circa l’anno di fondazione, indicato come 1022, fosse dimostrata si imporrebbe una ricerca per stabilire esattamente il giorno e il mese così che si possa comprendere se l’etichetta di prima Contea normanna d’Italia vada ad Ariano o ad Aversa. L’unico dato certo, ad oggi, è la lapide apposta da un’amministrazione comunale sotto Porta Napoli su cui si legge “Città di Aversa Provincia di Napoli. Contea normanna fondata da Rainulfo Drengot nel 1030”. Per chiudere la questione sarebbe necessario verificare come sia stato possibile indicare quella data spulciando tra i documenti dell’archivio comunale e trovando quelli che hanno autorizzato l’apposizione della targa che rappresenterebbe un falso storico ufficializzato.