di Salvatore Costanzo – L’interesse per la cultura geografica-scientifica e per la cartografia storica – essendo io un ex Ufficiale dell’Esercito – mi ha portato già prima che iniziassi la professione di Architetto a indagare da vicino alcuni contesti significativi di Terra di Lavoro, attraverso una approfondita ricerca sull’iconografia dei luoghi sostenuta da una indispensabile documentazione di raccolte topografiche.
Il tema mira a fare chiarezza sulla conoscenza delle prime ‘misurazioni di base’, documentate nel 1781, destinate al disegno complessivo della nuova e rivoluzionaria Carta del Regno di Napoli, per i cui primi rilevamenti fu scelta la pianura che si estende tra le propaggini collinari di Napoli ed il monte Tifata, dove scorrevano le acque del fiume Clanio. L’incarico dei lavori fu affidato al valente cartografo veneto Giovanni Antonio Rizzi Zannoni. Un’importante testimonianza dell’epoca così recita: “Con dispaccio del 17 aprile 1781 Ferdinando IV ordinava al conte de Finocchietti napoletano a Venezia, di richiedere al Senato d’accordare il permesso al D.n Gio: Antonio Rizzi Zannoni di Padova di potersi per sei mesi trasferire a Napoli, e ciò per ridurre ad effetto la di lui opera di correggere, e migliorare in Carta Topografica di quel Regno” (1).
Sullo scorcio del mese di ottobre di quello stesso anno, l’illustre economista Ferdinando Galiani, segretario dell’ambasciata del Regno di Napoli in Francia, divenne primo commissario per la Confezione della Nuova carta geografica del Regno, mentre un altro cartografo “veneto”, Antonio Moretti (che molto più probabilmente, pare fosse nato ad Udine), fu designato aiutante del Rizzi Zannoni. Dopo alcune valutazioni e interventi preliminari, nell’inverno del 1781 fu intrapresa la ‘misurazione della base’ con la massima precisione. Per la prima volta una tale operazione veniva effettuata sul territorio del Regno: iniziava così una nuova era per la cultura cartografica napoletana. Per necessità operative, la base venne divisa in quattro tratti rettilinei di differente lunghezza (2). Il primo segmento venne ad interessare il territorio di Marcianise (Marcianisi): esso iniziava dall’angolo sud-ovest del Real Palazzo di Caserta e arrivava sino al primo Lagno che veniva scarsamente superato nella parte inferiore del Ponte a Carbonara (3), com’è facilmente intuibile osservando uno stralcio della “Carta Topografica delle Reali Cacce di Terra di Lavoro”, redatta dallo stesso Rizzi Zannoni e terminata poco più tardi (4).
Il secondo tratto della ‘misurazione della base’ – di lunghezza molto più limitata – raggiunse il Lagno successivo in prossimità del Ponte Epitaffio; seguì il terzo segmento (dal secondo Lagno fino alle prime case di Caivano) e l’ultima misurazione fino al vicino fabbricato del marchese Fuscaldo. La lunghezza complessiva dei rilevamenti, espressa in palmi napoletani, risultò pari a 49420, poco più di 13057 metri (5). Di lì a poco, nel 1782, la garitta settentrionale di Castel Sant’Elmo in Napoli fu scelta quale “centro delle coordinate astronomiche” della nuova Carta del Regno, misurata geodeticamente e rilevata sul terreno (6).
Ma volendo approfondire meglio il tema centrale della nostra ricerca sul valore innovativo della cartografia storica del tardo Settecento tra Napoli e Caserta, non c’è dubbio che uno dei possibili riscontri documentari sull’argomento può essere rappresentato dall’immagine planimetrica estremamente precisa e meticolosa degli ambienti esterni al nucleo urbano di Marcianise. Nel dettaglio della Carta delle Reali Cacce del 1784, sono ben visibili le zone in cui la piana dei Regi Lagni, frutto di precedenti opere di canalizzazioni e bonifiche idrauliche, era ben organizzata con i nomi di importanti nuclei architettonici e rurali (7). Tutto questo grazie al rilevante grado di perfezione topografica e ai contenuti peculiari presenti nel documento, che ci offrono una eloquente testimonianza nel solco della tradizione cartografica agraria del territorio marcianisano.
Nell’iconografia dei luoghi, sia ad occidente rispetto al primo tratto della citata ‘misurazione della base’, sia nell’estrema zona-sud a confine con le campagne di Caivano, trovano particolare evidenza numerosi elementi e attività antropiche: oltre ai corsi d’acqua e alle sistemazioni agrarie di terreni, sono rappresentate aree boschive, ponti, resti di antichità, case sparse, taverne, chiese, ecc. Particolare significato assumono le località di S. Maria della Libera e della Misericordia, mentre più a mezzogiorno dell’abitato cittadino è ben evidente la parte del territorio dove ricade il Castello di Loriano e il sito di Trentola. Nell’estremità dell’area meridionale, la carta registra ancora la presenza della Taverna delle Foglie e del Ponte a Carbonara. Osservando tutto ciò alla luce di una lettura integrale del disegno dei Regi Lagni, lo stralcio del Rizzi Zannoni presenta un interesse assai denso, soprattutto per la viabilità estremamente dettagliata, ivi compresi i sentieri minori del tessuto agrario.
Un dato significativo emerge inoltre dalla consistenza del nucleo urbano di Marcianise, sulla cui precisione merita riflettere. L’accuratissima rappresentazione del contesto edilizio cittadino (sebbene distante dall’allineamento e dai punti utilizzati per le ‘misurazioni della base” del 1781), rivela chiare opportunità di interpretare tempi e modi con i quali individuare ulteriori accadimenti, evoluzioni, problematiche distributive del territorio, restituendo nell’insieme una fotografia di grandissima importanza della realtà dei luoghi, soprattutto per ciò che concerne la nuova e straordinaria leggibilità dell’area.
Note – (1) La richiesta del Finocchietti fu presentata al Senato in data 22 aprile 1781: Archivio di Stato di Venezia, Senato Corti, fz. 388 (cfr. V. Valerio, Società uomini e istituzioni cartografiche nel “Mezzogiorno d’Italia”, IGM Firenze 1993, p. 113. Cfr. ancora S. Costanzo, Due testimonianze sul cartografo e geografo padovano Antonio Rizzi Zannoni risalenti all’anno 1781, in Città fortificate, Giannini Editore, Napoli 2017, p. 193).
(2) Cfr. V. Valerio 1993, op. cit., pp. 134-135.
(3) Per una vantaggiosa conoscenza della documentazione storica sul Ponte Carbonara a partire dagli interventi della fine del Cinquecento, si rimanda a G. Fiengo, I Regi Lagni e la Bonifica della Campania Felix durante il viceregno spagnuolo, Firenze 1988, pp. 31-33.
(4) Si tratta di una innovativa e illuminante testimonianza topografica. In questa sede, la sua scelta è stata dettata da opportuni motivi di sequenza cronologica e convenienza illustrativa. Uno stralcio della stessa carta zannoniana fu proposto da chi scrive nel quadro di una prima e minuziosa ricerca sulla storia urbanistica del territorio di Marcianise, pubblicata nel 1999 (cfr. S. Costanzo, Marcianise: urbanistica, architettura ed arte nei secoli, Clean Edizioni, Napoli 1999, p. 51. Dello stesso autore, cfr. ancora Urbanistica in Terra di Lavoro. Dai segni del passato ai modelli insediativi del presente, Giannini Editore, Napoli 2016, pp. 138-140).
(5) Ad offrire una descrizione dettagliata delle suddette operazioni fu Cesare Firrao: la sua opera si rivela particolarmente preziosa per il vuoto delle testimonianze d’archivio.
(6) Giova ricordare che la Carta topografica del Regno, a grande scala, fu incisa su rame da Giuseppe Guerra a partire dal 1787 fino al 1812.
(7) Effettuando una serie di analisi comparative, emergono con chiarezza stringenti assonanze tra la struttura topografica d’insieme del nostro stralcio delle Reali Cacce di Terra di Lavoro e i fogli 10 e 14 della Carta del Regno di Napoli, in scala 1/114.500.