Mondragone ha una consolidata tradizione di strutture gestite da Enti religiosi che, oltre alle finalità prettamente spirituali, hanno assicurato alla città e al comprensorio (anche regionale) lungo l’arco del ‘900 importanti servizi di welfare, in particolare servizi educativi (convitti, asili, colonie estive ecc). Pensiamo all’ex Colonia Regina degli Angeli, al Convitto dei PP. Passionisti, all’ex Colonia La Salle, all’Istituto Stella Maris, all’ex Istituto Adele Izzo, all’Istituto delle Suore di Gesù Redentore, all’ex Colonia in località Stercolilli, alla Struttura che attualmente ospita il Consultorio diocesano a San Nicola ecc.
Negli ultimi decenni però a causa dei costi di gestione di questi immobili, dei crescenti e sempre più rigorosi vincoli normativi per il mantenimento degli impianti e delle procedure amministrative per il loro funzionamento e, non ultimo, a causa di un’incessante crisi vocazionale, quasi tutte queste strutture ‘sono andate in crisi’. Si tratta di un ingente patrimonio immobiliare, quasi sempre frutto di lasciti, beneficenza e donazioni private e di agevolazioni pubbliche. Si tratta di un ‘patrimonio storico’ in qualche caso situato in zone di alto pregio, per esempio su aree demaniali o a ridosso della spiaggia e del mare.
Per l’Ambc si tratta di un primario ‘Bene Comune’, tirato su negli anni con tanti sacrifici, innanzitutto da parte dagli Enti religiosi ma anche con il contributo della Comunità mondragonese che per esso ha fatto sacrifici, ha donato risorse e braccia e ‘regalato’ pezzi pregiati di territorio, privato o pubblico che sia. Un ‘Bene Comune’ finalizzato ai servizi sociali, all’uso collettivo e alla fruizione dell’intera comunità. Per questo l’Ambc ritiene scandalosa (e forse anche illegittima) la loro vendita a privati per usi diversi – e a fini di lucro – rispetto all’originaria destinazione. E’ già successo con l’ex Istituto ‘Adele Izzo’ e con l’ex Colonia Regina degli Angeli (non sappiamo dell’ex Colonia La Salle e men che mai della struttura in località Stercolilli) e rischia di accadere ancora (quale sarà la prossima? La ‘Stella Maris’?).
La città non può e non dovrebbe permettere che un ‘Bene Comune’ possa transitare in mani private, al di là delle nobili intenzioni che gli Enti religiosi cedenti hanno avuto o potranno avere circa l’impiego delle risorse ottenute dalle vendite e al netto della loro autonomia decisionale, che comunque non può non considerare l’interesse pubblico e i sentimenti dell’intera comunità. Stiamo parlando di strutture che fanno parte della nostra storia recente, sono parti integranti del nostro vissuto, sono luoghi abitati nel tempo da tanti mondragonesi. Si tratta di un depauperamento del nostro patrimonio collettivo, di una perdita in termini sociali e culturali, di una privatizzazione che spoglia la città di storici emblemi di solidarietà ed uguaglianza.
Gli Enti religiosi che posseggono questo patrimonio immobiliare hanno, ovviamente, ampie motivazioni nell’avviare un processo di valutazione che dia loro una visione chiara e precisa dei motivi per i quali mantenere o dismettere questi beni, partendo dal presupposto che oggi più che mai l’immobile è prima di tutto un ‘costo’ e solo se vi sono le condizioni e se gestito con oculatezza può considerarsi un patrimonio. Dovrebbe essere l’Amministrazione comunale a muoversi e affiancare gli Enti religiosi e la Curia Vescovile affinché questo straordinario patrimonio rimanga alla collettività e venga preservato nelle proprie finalità sociali. Sono tante le finalità che queste strutture, messe in regola e in rete, possono avere, a partire da quelle più strettamente legate al turismo (case per ferie), al welfare (case di accoglienza) o alla formazione e alla cultura. Anche con possibilità occupazionali non affatto trascurabili.
I servizi per le collettività erogati da enti religiosi, spesso in collaborazione con esperienze laiche, sono una realtà importante in Italia e si possono attivare anche a Mondragone mettendo in rete e valorizzando le strutture esistenti. Occorre però mettere su un progetto, coinvolgere la Curia e gli Enti religiosi, recuperare le risorse, stabilire una cornice giuridica e individuare le modalità gestionali. L’Ambc chiede all’ex sindaco Giovanni Schiappa, particolarmente sensibile su questi temi, di lavorare ad un progetto, coinvolgendo tutti i Soggetti religiosi, il Consiglio comunale e gli esperti tecnico- giuridici necessari (appellarci ad altri è esercizio inutile: vi ricordate il nostro progetto della Festa Nazionale della Cucina Povera?).
L’Ambc resta a disposizione per qualsiasi contributo e dà un primo appuntamento a Schiappa e agli Enti religiosi interessati: vediamoci alla Fiera di Roma dal 31 gennaio al 2 febbraio 2020 per la nuova edizione di Via Pulchritudinis Expo, l’evento dedicato, tra l’altro, anche ai temi dell’ospitalità e del turismo religioso www.viapulchritudinis.com/expo. Ma, se possibile, arriviamo a tale appuntamento già con qualche idea e con qualche concreta disponibilità”.
Ambc – Associazione Mondragone Bene Comune