Aversa, la chiesa di San Domenico aperta solo per messa domenicale: scoppia la protesta

di Nicola Rosselli

Aversa (Caserta) – Aperta, grazie a grandi sacrifici sia di sponsor che di semplici cittadini, oltre al lavoro fisico di tanti volontari, la chiesa di San Domenico, in piazza Plebiscito, ad Aversa, una delle più antiche della città normanna con lo storico palazzo di città e la vecchia pretura, rischia oggi di essere aperta per poco più di mezz’ora a settimana. Giusto il tempo di celebrare una messa veloce la domenica mattina. Poi più niente. Uno scenario squallido quella chiesa chiusa.

Una situazione assurda, soprattutto se si pensa che ci sono numeri fedeli, anche provenienti da fuori città, che vorrebbero visitarla e ci sono gli appartenenti alla congrega dell’Arciconfraternita del Santissimo Rosario pronti a fare da guida. Era e continua ad essere una bella storia di cittadinanza attiva questa del recupero della storica chiesa che era rimasta chiusa dal terremoto del 23 novembre del 1980. Ma qualcosa si è inceppato e la favola a lieto fine rischia di trasformarsi in una storia di ordinario squallore. È presto detto. Il parroco della vicina chiesa cattedrale, che è anche il rettore di San Domenico, don Clemente Petrillo, non vuole che la chiesa sia aperta in altri orari oltre che quello previsto per la celebrazione della messa di domenica mattina. Non ha spiegato perché, anche se sono in molti, malpensanti, ad ipotizzare che questa chiesa possa offuscare in qualche modo le attività e le frequentazioni della chiesa cattedrale. Non a caso, fanno notare i fedeli della chiesa dell’Addolorata, anch’essa affidata a don Clemente, anche quest’ultima deve rimanere chiusa ad eccezione di quella mezz’ora per la celebrazione della messa.

Pesante il giudizio di uno dei volontari, Giuseppe Matacena, che ha dichiarato: “Quando la Chiesa diventa chiusa, si ammala, si ammala. Pensate a una stanza chiusa per un anno; quando tu entri, c’è odore di umidità, ci sono tante cose che non vanno. Una Chiesa chiusa è la stessa cosa: è una Chiesa ammalata”. Paolo Di Grazia, altro volontario, afferma: “Voglio segnalare un episodio accaduto a fine messa celebrata nella chiesa di San Domenico. Ebbene, subito dopo la celebrazione, don Clemente frettolosamente lasciava il sagrato dando incarico ad un suo collaboratore di fiducia di chiudere in fretta la casa di Dio e portargli le chiavi. A questo punto i tanti presenti venivano invitati da questa persona ad uscire in fretta in quanto, a suo dire, aveva ricevuto tassativi ordini da don Clemente di dover chiudere e portargli le chiavi.

Alcuni confratelli notando l’imbarazzo di molti fedeli che erano entrati in chiesa per la prima e volevano attardarsi un po’ per ammirarla, facevano presente a questa persona a cui don Clemente aveva dato ordine di chiudere la chiesa, che avrebbero portato loro le chiavi in cattedrale dando la possibilità ai fedeli di poterla ammirare e magari delucidarli su quanto è stato fatto. A tale richiesta fatta dai confratelli ho sentito dire da questa persona, che durante la celebrazione ha coadiuvato don Clemente, che lui era soltanto un esecutore di un ordine, e che doveva recarsi in cattedrale con le chiavi in quanto a breve si sarebbe celebrata la messa in quella chiesa.  A questo punto la domanda sorge spontanea anche se la risposta è  più che scontata: a chi dà fastidio che la chiesa sia aperta anche in concomitanza della celebrazione in cattedrale?”.

Intanto, in questo scenario, praticamente dal giorno dopo la riapertura della chiesa, il vescovo della diocesi di Aversa, Angelo Spinillo, ha commissariato la congrega nominandone commissario l’avvocato luscianese Ernesto Pagano, nipote di un defunto monsignore locale.

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