Aversa (Caserta) – «Le posso assicurare che se avessi il minimo dubbio di aver commesso un errore, glielo giuro che per quanto amo Aversa, darei le dimissioni domani stesso, ma non è giusto che finisca in questo modo e, soprattutto, ho fiducia nelle decisioni che adotterà la magistratura, non avendo nulla da temere». Pasquale Fiorenzano, il giovane consigliere comunale eletto in occasione delle elezioni amministrative del 26 maggio scorso nella lista «Obiettivo Aversa» a sostegno del sindaco Alfonso Golia, non ha ancora ricevuto ufficialmente, almeno sino alla serata di ieri, la notifica dell’ordinanza di rinvio a giudizio per l’ipotesi di reato di voto di scambio emesso dal pm Patrizia Dongiacomo nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla procura della repubblica presso il tribunale di Napoli Nord, ma, spinto a parlare, si lascia a questa dichiarazione per poi tornare nel silenzio.
Un silenzio rotto solo quando gli viene chiesto come mai Graziano avrebbe cercato di favorirlo elettoralmente così come ha ipotizzato la procura aversana. «Ovviamente – ha dichiarato Fiorenzano – conosco l’onorevole Graziano, ma non ho legami con lui né personali, né politici, come dimostra la mia scelta». Sin qui le dichiarazioni del giovane consigliere comunale aversano (per lui 380 preferenze), che è stato responsabile provinciale dei Giovani Democratici, dirigente nazionale del Partito Democratico per poi passare, qualche settimana fa, nel nuovo movimento di Matteo Renzi.
In merito al suo coinvolgimento, da registrare la dichiarazione della sua collega di partito Imma Dello Iacono: «Ho appreso dai quotidiani, come tanti altri cittadini, gli sviluppi dell’inchiesta relativa ai fatti risalenti alla campagna elettorale di maggio che vedono coinvolto il nostro compagno di viaggio Pasquale Fiorenzano. In qualità di capogruppo e fondatrice di Obiettivo Aversa, lista nella quale è stato eletto il consigliere, attendo serenamente l’evoluzione dei fatti. Ho fiducia nel lavoro che le autorità competenti stanno svolgendo e mi auguro che il tutto possa risolversi nel più breve tempo possibile in modo da rasserenare tutti, il consigliere in questione ma soprattutto la sua famiglia».
Sul versante opposto c’è l’accusatore di Graziano e Fiorenzano, colui al quale, in cambio di 80, 100 voti, sarebbe stato promesso un posto da assistente socio-sanitario: Luigi Comparone. Per lui parla il suo legale, l’avvocato aversano Vincenzo Motti, che sottolinea di essere stato nominato dopo che il suo assistito aveva già presentato la denuncia al locale commissariato della Polizia di Stato, quando era necessaria la presenza di un difensore per essere ascoltato davanti al magistrato. Quando il suo avvocato gli ha evidenziato che, comunque sarebbe stato anche lui imputato, l’uomo avrebbe dichiarato: «Non mi importa. Non sopporto che mi abbiano preso in giro con le loro promesse».
Insomma, dopo aver assicurato, a suo dire, quanto richiesto, avrebbe voluto quanto promesso. Per la cronaca, a Comparone, su disposizione della magistratura aversana, sarebbe stato sequestrato un telefono cellulare che conteneva alcune chat Whatsapp nelle quali l’uomo avrebbe scambiato diversi messaggi con il quarto uomo presente nell’avviso di garanzia, Nicola Tirozzi, che gli inquirenti riterrebbero un collaboratore di Graziano che, a sua volta, smentisce, invece, ogni legame. Nessun contatto diretto, infine, da quanto appreso, ci sarebbe stato tra il presidente regionale del Partito Democratico e il suo accusatore.