Aversa, i parchi Balsamo e Grassia: emblema di incapacità della politica

di Nicola Rosselli

Aversa (Caserta) – Parco Antonio Balsamo e Parco Ninì Grassia. Sono questi due piccoli spazi verdi, costati alla collettività poco meno di mezzo milione di euro, l’emblema dell’incapacità della politica nostrana degli ultimi quindici anni di riuscire a gestire la cosa pubblica. Le amministrazioni che si sono succedute sino ad ora si sono barcamenate, hanno messo in atto tiepidi tentativi di gestione sui generis, ma resta il fatto che il parco dedicato al Genio del sassofono, ubicato in via Luca Giordano, è praticamente inagibile (in questo caso si sono aggiunti anche i soliti vandali di turno), mentre quello intitolato al regista scopritore di Nino d’Angelo, di fatto, non è mai stato aperto se non per brevissimi periodi. In particolare, per quest’ultimo, un immigrato dell’Europa dell’Est aveva trovato rifugio nei locali della guardiania allestendovi una vera e propria camera da albergo con tanto di letto, comodini e comò, ma fu costretto a sloggiare a seguito dell’intervento della polizia municipale.

Alcuni tentativi, maldestri, sono stati fatti in passato tentando anche di far cassa. Si chiedeva ai privati di pagare, mentre, invece, probabilmente era il contrario, per mettervi un chiosco per la vendita di bibite, obbligandosi a manutenere le aree. Probabilmente, sia per il Parco Balsamo che per il Parco Grassia sarebbe bastato (e forse si è ancora in tempo) affidarli a qualche associazione di volontariato (anche due insieme), non per forza di cose ambientaliste, dando loro anche la possibilità di utilizzare come sede le costruzioni presenti nelle due strutture, con l’obbligo della manutenzione, almeno ordinaria. Un’idea che dovrebbe perseguire (in questo senso ci permettiamo di suggerirglielo) anche l’attuale primo cittadino che, guarda caso, in questo momento storico, detiene anche la delega all’Ambiente. Solo così si potrebbe consentire l’apertura di due piccoli polmoni verdi che, almeno nelle intenzioni di chi li ha voluti (amministrazione Ciaramella) dovevano rappresentare uno “sfogo” per le due zone periferiche nelle quali sorgono.

Un discorso a parte, anche se non tanto dissimile, merita il Parco Pozzi per il quale, in primis, credo l’amministrazione debba avere il coraggio di cambiare l’intitolazione. Senza voler fare alcun torto a Pozzi, ma crediamo ci siano personalità ben più meritevoli di una intitolazione. All’epoca la scelta cadde su quel nome, a nostro avviso, solo perché quella famiglia (alla quale, ripetiamo, non vogliamo fare alcun torto) era in auge politicamente e imprenditorialmente. In primo luogo ci sovvengono Cimarosa e Jommelli, ma non si possono dimenticare Rainulfo Drengot e Gaetano Parente. A parte il nome, comunque, il Parco necessita di un’organizzazione che comprenda la cura ordinaria del verde, delle giostre e dei bagni. Facciamo in modo che il bando, già messo in atto dalla precedente amministrazione, sia ripreso e riproposto in una maniera più coerente, soprattutto a livello economico, Poi, incrociamo le dita, e speriamo.

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