Aversa (Caserta) – Nell’approssimarsi del Natale e dell’avvio di un nuovo anno, abbiamo rivolto alcune domande su quanto avvenuto in questo anno che volge al termine nella Diocesi di Aversa, il cui territorio coinvolge quei centri, popolosi, che fanno da cerniera alle province di Caserta e Napoli.
Questo che sta per finire non è stato un anno bello per la nostra diocesi. Tre brutti episodi che vedono coinvolti sacerdoti. Cosa vuole dire ai fedeli in merito? «Si, purtroppo, per alcuni aspetti anche assai importanti, questo che si chiude non è stato un anno facile. Alcuni nostri confratelli sacerdoti sono caduti in forme gravi di contraddizione con il loro status di pastori, e hanno causato tanta tristezza ad alcune famiglie, agli altri sacerdoti, all’intera comunità cristiana ed anche a loro stessi che ne sono stati i protagonisti. Questo anzitutto dimostra che nessun peccato rimane nascosto nel segreto della propria coscienza, ma che il male in cui ciascuno di noi vive ha sempre una ricaduta sociale e che le conseguenze di una nostra azione negativa ricadono sempre sulla vita di tutta l’umanità. Questo, per grazia di Dio, è vero anche del bene. Il bene che facciamo, anche quando lo facciamo in segreto, ha sempre effetti positivi e ricade in maniera incoraggiante su tutta l’umanità. Purtroppo, allora dobbiamo riconoscere che se il protagonista di un’azione negativa, se chi cade nel peccato è un sacerdote, o comunque una persona che riveste un ruolo significativo nella chiesa o nella società, le ricadute negative sulla vita spirituale della comunità possono essere devastanti. E, però, ugualmente un vivere virtuoso genera attenzioni e possibilità di vita assai più positive. Ogni credente, quindi, con il suo agire, è responsabile della propria salvezza, ma anche della salvezza degli altri membri della comunità e dell’umanità intera. Per questo, a tutti, soprattutto ai fedeli, come Chiesa, sento anzitutto di dover chiedere scusa per lo scandalo subito, ma anche di continuare ad incoraggiare a non lasciarci condizionare dal male e a saper cogliere da ogni cosa un’indicazione per il cammino che il Signore ci chiede di compiere. Infatti anche lo scontro con le fragilità umane, oltre la delusione, deve poterci orientare verso ciò che è più giusto e più vero».
È di qualche mese fa la morte di una senzatetto, mentre altri continuano a vivere in strada. Aversa è una città accogliente? E gli aversani? «La morte di Lidia, una senza fissa dimora, ma ben conosciuta ai volontari della Caritas o della Comunità di S. Egidio, come altri eventi simili che si sono verificati in questi ultimi anni, ha realmente scosso tanti e sollecitato in tutta la città una rinnovata attenzione ad una categoria di persone che chiedono di essere trattate con rispetto e con tanta delicatezza. In questi anni, incontrando e confrontandoci con tante persone immerse in un complesso vissuto esistenziale, abbiamo scoperto sempre più che tutti, particolarmente i senza fissa dimora hanno alle spalle una storia che li caratterizza nella loro personalità e nelle loro scelte anche quando, a tanti, sembrano incomprensibili e inaccettabili. Da questo punto di vista credo di poter dire che Aversa, i nostri concittadini aversani, sanno essere attenti e disponibili anzitutto alla solidarietà umana. I problemi sono tanti e le strutture o i servizi non sono in grado di rispondere ai bisogni, ma il notevole numero di associazioni e di cittadini impegnati nel volontariato mostra di essere attento alle persone e di impegnarsi a stabilire un dialogo di umana vicinanza e solidarietà verso chi non ha un posto sicuro per la propria vita. Dobbiamo incoraggiare questo stile di accoglienza e di dialogo con chi si presenta bisognoso e che, prima di accoglienza materiale, ha necessità di accoglienza umana».
La riapertura della chiesa di San Domenico, un bellissimo esempio di volontariato, sembra aver scoperchiato ben altro. Si parla di centinaia di migliaia di euro dirottati su conti personali. Cosa c’è di vero? «Circa la riapertura della chiesa di San Domenico, posso assicurare che apprezzo, come ampiamente abbiamo riconosciuto la bella testimonianza di volontariato ecclesiale e civile che i membri della Congrega hanno saputo donare all’intera città. Nei giorni successivi si sono acuiti dei dissapori che erano rimasti latenti ma che già, purtroppo, erano presenti tra i membri della Congrega. Questo ha portato alla necessità di nominare un Commissario che faccia la necessaria chiarezza per favorire e riprendere la vita ordinata e serena dell’intera congrega. Personalmente ritengo non corrette le informazioni che parlano di sparizione di somme dalle casse della congrega. In realtà si tratta di somme che sono state depositate su conti diversi e che dovranno essere trasferite su un unico conto».
Per concludere, un augurio per l’imminente Natale. «Volentieri presento a tutti un augurio per le prossime feste natalizie. Auguro a tutti di potersi fermare in qualche momento in chiesa o in casa, in silenzio, davanti ad un presepe ed elevare davanti al Bambino Gesù un versetto del Libro del Siracide e invocare, con gli antichi sapienti e profeti d’Israele il Signore Dio dicendo: “Riempi Sion del tuo splendore” (Sir 36,16). Lo splendore è quella particolare luce che promana da una persona e si diffonde intorno illuminando ogni altra presenza. Così, auguro a ciascuno di noi: possa la luce di Dio entrare nella nostra vita e farci diventare parte di quell’umanità che, con Gesù, illumina di bene, riscalda con bontà, accoglie con verità ogni altro essere umano. Il bene, che è l’amore di Dio, entri pienamente nei nostri cuori e ci faccia essere tanto pieni di carità da risplendere di verità e donare bontà al mondo intero».