Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è giunto al Cairo, dopo la visita in Turchia, per incontrare il capo dello Stato egiziano, Abdel Fatah al Sisi. Si tratta della seconda tappa di un tour estero del premier italiano che ha la Libia come filo conduttore. Ieri, il primo ministro ha incontrato ad Ankara il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, per colloqui incentrati soprattutto sulla crisi libica. La scorsa settimana, il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, si era recato Al Cairo per unirsi ai colleghi di Egitto (Sameh Shoukry), Francia (Jean-Yves Le Drian), Grecia (Nikos Dendias) e Cipro (Nikos Christodoulides) in una riunione sugli ultimi sviluppi della crisi in Libia e sulla situazione nel Mediterraneo orientale. Proveniente anche lui dalla Turchia, il capo della diplomazia italiana aveva provato a smussare alcuni toni della dichiarazione finale della riunione, considerata troppo sbilanciata contro il Governo di accordo nazionale e la Turchia, chiedendo che l’Unione europea non venga spaccata e ricordando che qualsiasi decisione presa può avere conseguenze sulla crisi libica.
La presenza di Conte al Cairo avviene mentre nella notte si è diffusa la notizia che il comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), il generale Khalifa Haftar, ha lasciato Mosca nella serata del 13 gennaio senza firmare l’accordo di cessate il fuoco con il presidente del governo di accordo nazionale libico, Fayez al Sarraj. Nella giornata del 13 gennaio, Al Sarraj e Haftar si sono incontrati a Mosca per firmare il cessate il fuoco in Libia mediato da Russia e Turchia. Il comandante dell’Lna aveva chiesto un supplemento di riflessione fino alla mattinata di oggi per valutare la bozza di tregua a tempo indeterminato sottoposta anche ad Al Sarraj, che invece aveva deciso di apporre la propria firma sul documento. A Mosca, Al Sarraj e Haftar non hanno avuto contatti diretti. A fare da tramite per le complicate trattative sono stati i ministri degli Esteri e della Difesa di Russia e Turchia, rispettivamente Sergej Lavrov, Sergej Shoigu, Mevlut Cavusoglu e Hulusi Akar.
“E’ appena arrivato l’invito della cancelliera Angela Merkel. La conferenza di Berlino si terrà, salvo imprevisti, domenica prossima. Nell’ambito della conferenza di Berlino, non escludiamo l’invio di militari italiani, in condizioni di sicurezza, in Libia. E’ ancora presto per parlarne” ha detto Conte. “L’Italia ovviamente, se si tratta di dare ogni forma di contributo per la pacificazione è disponibile” ma “in questo momento non ha senso ragionare di ridislocamento, bisogna vedere le premesse. In un contesto chiaro e certo, l’Italia farà questa valutazione”, ha spiegato il premier italiano rispondendo ad una domanda sull’eventuale invio di forze italiane in Libia.
La visita di Conte al Cairo, infine, avviene in concomitanza con l’incontro di un team di investigatori del Ros dei Carabinieri e dello Sco della Polizia che indagano sulla morte di Giulio Regeni, il ricercatore italiano torturato e ucciso in Egitto all’inizio del 2016, con gli inquirenti egiziani. Conte si dice convinto che riprenderà la collaborazione tra le procure egiziana e italiana. Con al-Sisi, ha detto il premier, “abbiamo parlato del caso Regeni, ho ricordato che tra qualche giorno è l’anniversario della scomparsa e rivolgo un pensiero affettuoso ai suoi familiari. Oggi al Cairo ci sono carabinieri e polizia e si fermeranno anche domani: è il segnale positivo che sono ripresi i contatti tra gli investigatori, confidiamo che presto riprendano anche i contatti tra le procure. L’importante è che la collaborazione riprenda, al Sisi mi ha rassicurato che la collaborazione da parte loro sarà massima”. IN ALTO IL VIDEO