Gricignano (Caserta) – Omicidio stradale. Si è concluso ieri pomeriggio, dinanzi al giudice Marco Giordano del Tribunale di Napoli Nord, il processo a carico di Giovanni Vitiello, difeso dall’avvocato Rocco Ciccarelli, con la condanna dell’imputato a tre anni e quattro mesi per l’omicidio stradale di Debora Menale, i cui familiari – costituiti parte civile – erano rappresentati dagli avvocati Alfonso Quarto e Carlo Maria Palmiero.
Debora era una ragazza molto semplice, che amava divertirsi. Cinque anni prima di quella tragica notte aveva perso la madre per un male incurabile. Dopo una lunga istruttoria dibattimentale che ha visto in campo testimoni e consulenti tecnici, è stata pienamente accolta la tesi della parte civile con il pieno riconoscimento della responsabilità dell’imputato. In attesa della pubblicazione delle motivazioni, i familiari, il papà Salvatore e il fratello Daniele, hanno espresso la loro soddisfazione per la condanna del 31enne di Giugliano, anche se nessuna condanna potrà mai restituire loro Debora, una ragazza dolce con gli occhi vispi, da cerbiatto.
L’incidente avvenne nelle prime ore del 5 marzo del 2017. Debora, allora 25enne, parrucchiera di Gricignano di Aversa, fu investita dall’auto guidata dal condannato che non si fermò, morendo sul posto, dopo una notte spensierata trascorsa in discoteca con il fidanzato e gli amici. L’incidente avvenne nei pressi di un noto locale di Sant’Antimo, in provincia di Napoli. Giovanni Vitiello, dopo aver investito la giovane gricignanese continuò la sua corsa ad una velocità tra i 10 e 15 chilometri orari in più rispetto a quanto consentito sulla strada teatro dell’incidente.
Solo alcune ore dopo, quando il cerchio si stava stringendo, si presentò presso la stazione dei carabinieri di Villaricca, accompagnato da un avvocato, confessando di essere il responsabile dell’investimento mortale. A convincerlo a costituirsi, probabilmente, le notizie riportate da alcune testate giornalistiche on-line secondo le quali i carabinieri stavano cercando la sua auto, una «Fiat Bravo» di colore nero, che fu, poi, sequestrata come corpo del reato.
Secondo la ricostruzione, tutto avvenne in pochi attimi, quando l’auto del 31enne giuglianese, quasi una macchia nella notte, centrò in pieno la ragazza, che stava attraversando la strada per raggiungere la sua auto parcheggiata all’esterno della discoteca. Debora, sbalzata dal violento urto, andò a sbattere contro una Ford parcheggiata nelle vicinanze. Inutili i soccorsi, la ragazza giunse cadavere all’ospedale “Moscati” di Aversa. Il fidanzato, che la seguiva a pochi metri di distanza, assistette impotente così come gli altri amici della ragazza, testimoni oculari dell’accaduto, che indicarono ai carabinieri di Sant’Antimo il tipo di auto pirata da cercare.