Iraq, raid americano su Baghdad: ucciso il generale Soleimani. Tensione Usa-Iran

di Redazione

Sale la tensione tra gli Usa e l’Iran dopo l’attacco ordinato da Trump vicino all’aeroporto di Baghdad, in Iraq, che ha polverizzato due auto uccidendo una decina di persone tra cui il generale Qassem Soleimani, figura chiave della strategia di Teheran in Medio Oriente. “E’ un atto di terrorismo”, ha detto il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif. Ali Khamenei chiama alla vendetta. Il Pentagono ha replicato: “Proteggiamo i nostri interessi”.

Per il ministro iraniano Zarif “l’assassinio di Soleimani, la forza più efficace nel combattere il Daesh, Al Nusrah e Al Qaeda, è pericoloso, una folle escalation”. Soleimani era al comando delle brigate al Quds, le Guardie della rivoluzione islamica. Ha animato la seconda fase dell’insurrezione anti-americana in Iraq, ha armato gli Hezbollah libanesi contro Israele, ha pilotato la repressione del regime di Damasco contro la rivolta. Infine ha indirettamente collaborato con i suoi storici nemici americani per riuscire a sconfiggere l’Isis.

L’Iran aveva sventato negli ultimi mesi un attentato proprio contro il generale. Mentre in passato, per evitare conseguenze inimmaginabili, Washington e Tel Aviv avevano deciso di non colpire l’obiettivo. La Farnesina ha commentato la vicenda in una nota. “Gli ultimi sviluppi della situazione in Iraq sono molto preoccupanti”, si legge. “Negli ultimi giorni abbiamo assistito ad una pericolosa escalation culminata nell’uccisione del Generale iraniano Soleimani. L’Italia lancia un forte appello perché si agisca con moderazione e responsabilità, mantenendo aperti canali di dialogo, evitando atti che possono avere gravi conseguenze sull’intera regione. Nessuno sforzo deve essere risparmiato per assicurare la de-escalation e la stabilità”, conclude la nota italiana.

Il ministro della Difesa israeliano Naftali Bennett ha convocato d’urgenza i capi delle forze armate e della sicurezza a Tel Aviv dopo l’attacco americano he ha ucciso Qassem Soleimani. Secondo l’intelligence israeliana Soleimani aveva avuto un ruolo di primo piano nel progressivo potenziamento militare degli Hezbollah libanesi e delle ali militari di Hamas e della Jihad islamica a Gaza. Il primo ministro iracheno Adel Abdul-Mahdi ha definito “un’aggressione contro l’Iraq” il raid americano a Baghdad. In un messaggio ufficiale ha inoltre avvertito che l’attacco determinerà “una pericolosa escalation” che “scatenerà una guerra devastante in Iraq e nella regione”. Il premier ha poi sottolineato come Soleimani sia stato “uno dei principali simboli della vittoria contro i militanti dello Stato islamico”.

Sebbene Baghdad abbia condannato duramente il raid americano, sembra difficile che Washington non abbia avuto l’appoggio almeno indiretto da parte dei servizi iracheni non contenti della ingombrante presenza iraniana (sciita) nel Paese. Il Pentagono ha fatto sapere che l’uccisione del generale iraniano, figura molto vicina alla Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, punta a essere un deterrente per futuri piani offensivi iraniani. “Gli Stati Uniti continueranno ad assumere le azioni necessarie per proteggere la nostra gente e i nostri interessi ovunque nel mondo”, ha dichiarato il dipartimento della Difesa aggiungendo che il generale “voleva attaccare i diplomatici americani”.

Nell’attacco è stato ucciso anche Abu Mahndi al-Muhandis, il numero due delle Forze di mobilitazione popolare, la coalizione di milizie paramilitari sciite pro-iraniane attive in Iraq, che in questi giorni hanno coordinato le proteste davanti all’ambasciata Usa. Oltre a Soleimani e al-Muhandis sono morti 5 membri delle Forze di mobilitazione popolare e un altro esponente di Teheran.

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