Roma, la ‘Ndrangheta dietro lo spaccio di droga a San Basilio: 21 arresti

di Redazione

È scattata alle prime ore dell’alba l’operazione antidroga dei carabinieri di Roma che ha portato all’arresto di 21 persone ritenute responsabile a vario titolo di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, spaccio e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso, nonché tentato omicidio. Tra queste anche personaggi ritenuti, secondo la Direzione distrettuale antimafia, vicino alla ‘ndrina Marando di Platì (Reggio Calabria), presente anche nel quartiere popolare di San Basilio, alla periferia di Roma, dove gli arrestati operavano in quella che è considera una delle più importanti piazze di spaccio. Altri 13 gli indagati: nei loro confronti i carabinieri del Comando provinciale di Roma hanno eseguito ulteriori perquisizioni.

L’operazione, che ha coinvolto la provincia di Roma, Napoli, Reggio Calabria, Viterbo e Frosinone, ha consentito di “disarticolare un sodalizio criminale dedito al traffico, alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti del tipo hashish, cocaina e marijuana”. Il traffico di sostanze stupefacenti era gestito “con l’ausilio di un considerevole numero di vedette e di pusher in vario modo coordinati”, di “una costante, pervasiva e remunerativa attività di spaccio”.

Sotto i capi – i fratelli Marando – c’erano i loro fiduciari, gli organizzatori delle piazze di spaccio. Ognuno aveva il suo compito: chi si occupava del coordinamento dello spaccio, chi prendeva le dosi dai luoghi dai nascondigli, chi riforniva dei pusher e chi custodiva il denaro.  Tra gli organizzatori emergono i fratelli Domenico Natale (detto Micu) e Paolo Perre, nativi di Platì, da qualche anno trasferiti a San Basilio; Marco Lenti e Gian Claudio Vannicola, sanbasilini invece dalla nascita. Alfredo e Francesco Marando si occupavano invece della direzione, della vigilanza, del coordinamento, della gestione dei pusher e delle vedette. Fissavano i compensi sulla base dell’attività svolta stabilendo anche compiti, orari e reperibilità. Non solo. Facevano anche da mediatori negli eventuali contrasti insorti tra i diversi affiliati e, se necessario, assicuravano l’assistenza sanitari, legale ed economica a favore dei sodali. Una sorta di polizza che fidelizzava così pusher e vedette i quali guadagnavano, rispettivamente, 150 e 100 euro al giorno più qualche dose per uso personale come bonus. IN ALTO IL VIDEO

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