Il parlamento turco ha deciso: sì all’invio di truppe in Libia a sostegno del governo di unità nazionale di Fayez al-Sarraj, da mesi in balia delle forze ribelli del generale Khalifa Haftar. L’unica possibilità di evitare un intervento militare turco nel Paese resta dunque quella anticipata alla vigilia del voto dal vicepresidente turco Fuat Oktay in un’intervista all’agenzia Anadolu, cioè l’ipotesi in cui Haftar decidesse di interrompere l’offensiva. L’Unione europea ribadisce: “Non esiste una soluzione militare per il conflitto in Libia”. Critici anche l’Egitto, che sostiene la fazione ribelle del generale e che ha parlato di “condanna nei termini più forti”, e la Lega araba.
Lo scorso 26 dicembre era stato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan a comunicare come lo stesso al-Sarraj avesse chiesto alla Turchia l’invio di truppe per contrastare l’offensiva delle milizie di Haftar sulla capitale libica, Tripoli. La mozione approvata dai parlamentari turchi conferisce all’esercito turco un mandato a intervenire nel Paese valido per un anno. Secondo le cifre diffuse dal presidente dell’Assemblea nazionale turca, Mustafa Sentop, 325 deputati hanno votato a favore del testo e 184 contro. Il conflitto tra il governo di al-Sarraj, riconosciuto dalla comunità internazionale, e le forze di Haftar ha causato finora la morte di oltre 2mila combattenti dei due schieramenti e di più di 280 civili, secondo stime Onu.
L’Unione Europea ha ricordato attraverso un portavoce come si sia già sottolineato in varie occasioni, l’ultima il 23 dicembre scorso, che non c’è soluzione militare al conflitto. “L’Ue ribadisce a tutte le parti interessate il suo appello a cessare tutte le azioni militari e a riprendere il dialogo politico”, fa sapere Bruxelles, che “ricorda a tutti i membri della comunità internazionale l’obbligo di osservare e rispettare l’embargo sulle armi delle Nazioni Unite”. “Tutti i nostri sforzi diplomatici – prosegue il portavoce comunitario – sono incentrati sulla prevenzione di una ulteriore escalation in Libia e sul sostegno al processo di Berlino”. Bruxelles ha anche comunicato che l’alto rappresentante Josep Borrell è “in contatto con tutti gli attori coinvolti per sostenere la mediazione guidata dalle Nazioni Unite e gli sforzi del rappresentante speciale delle Nazioni Unite Ghassan Salamè per cercare una soluzione politica alla crisi in Libia e per sostenere gli sforzi in corso nel quadro del processo di Berlino”.
Secondo le autorità egiziane, la mozione votata dal parlamento turco rappresenta anche una “flagrante violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza sulla Libia”, in particolare della 1970 del 2011, che “vieta la fornitura di armi e la cooperazione militare” con Tripoli se non con “l’approvazione del comitato sulle sanzioni” al Paese. È quanto sostiene il ministero degli Esteri del Cairo nel commentare le notizie provenienti da Ankara. L’Egitto ha ribadito che si oppone agli accordi stipulati di recente “tra la parte turca e al-Sarraj” e che “non riconosce alcuna misura o comportamento” che ne potrebbero derivare dato che le intese sono “contrarie all’accordo politico firmato a Skhirat nel dicembre 2015”. Allo stesso accordo si richiama la Lega araba, che “condanna la decisione del parlamento turco” e “afferma il proprio sostegno alla soluzione politica in Libia attraverso l’attuazione dell’accordo di Skhirat”, come ha riferito la tv pubblica egiziana.