Aversa (Caserta) – E’ un vulcano pronto ad esplodere, dopo essere stato sul punto di farlo già diverse volte, soprattutto nel recente passato: i 136 appartamenti di via San Lorenzo di proprietà del Comune di Aversa. La maggior parte degli occupanti questi alloggi popolari sarebbero abusivi, non avrebbero titolo ad occuparli. C’è chi ha comprato pro manibus il subentro; chi, dopo la morte del parente legittimato ad esserci, vi è succeduto senza alcun diritto; e c’è, a quanto pare la stragrande maggioranza, chi non ha pagato il canone di locazione (almeno sino a qualche mese fa, ma l’essersi messi in regola non serve a rigore di diritto) e che per questo dovrebbe andare via perché decaduto quale inquilino moroso.
Ora, questi occupanti, soprattutto per non incorrere anche i nuovi amministratori comunali nella scure della Corte dei Conti, dovrebbero essere sloggiati. Lo avrebbero dovuto fare le amministrazioni precedenti, ma non lo hanno fatto. Non hanno avuto il coraggio di far esplodere quella che da sempre nella città normanna viene chiamata con il nome di bomba sociale. Questa bomba, però, così come già avvenuto per il mercato ortofrutticolo di viale Europa e per l’assurda sceneggiata della successione nella gestione del servizio di igiene urbana, rischia di esplodere ancora una volta tra le mani, guarda un po’, del ‘povero’ sindaco Alfonso Golia, divenuto, oramai, il ‘centro di raccolta’ di tutte le negligenze (per usare un eufemismo) delle precedenti amministrazioni. Sono in molti a consigliargli di mettervi mano al più presto anche perché appena nello scorso mese di giugno la procura regionale della Corte dei Conti ha quantificato in poco più di 2 milioni e mezzo di euro il presunto danno che sindaci, assessori e dirigenti del comune di Aversa degli ultimi anni avrebbero provocato alle casse del comune normanno per la mancata riscossione dei fitti.
Sotto la lente dei finanzieri del locale gruppo, coordinati dal comandante, il tenente colonnello Michele D’Oronzo, erano, infatti, finiti i 136 appartamenti i cui canoni non sono stati praticamente mai riscossi a partire dagli anni novanta. L’inchiesta è condotta dal viceprocuratore generale Ferruccio Capalbo, sotto il coordinamento del procuratore regionale Michele Oricchio. A fronte della contestazione del presunto danno di circa 2,7 milioni di euro, il danno complessivo ammonterebbe ad oltre 16 milioni di euro. Buona parte del credito, infatti, non sarebbe più esigibile considerato che i primi anni si sono prescritti ed oggi si indaga per il periodo 2009-2013 per «la cattiva gestione di 136 alloggi comunali popolari in via San Lorenzo, quasi tutti occupati abusivamente e per i quali non sono mai stati riscossi i relativi canoni di locazione». «Dagli accertamenti effettuati – si legge negli atti notificati – è emerso comprovato che per un lunghissimo arco temporale non sono stati riscossi i canoni dovuti per numerosi cespiti di proprietà del Comune» che, tra l’altro, andavano qualificati come normali alloggi e non come edilizia popolare ai fini della quantificazione dei fitti. «Nonostante i chiari indirizzi forniti dal consiglio comunale – si legge ancora negli atti – i 136 alloggi in esame risultano tutti occupati senza alcun titolo da parte di soggetti peraltro sistematicamente morosi».
Un’affermazione, quest’ultima, che lascia poco spazio alle interpretazioni e pochissime scelte alternative al malcapitato primo cittadino normanno, a meno che non intervenga una improbabile sanatoria. Gli alloggi in questione furono anche inseriti in un elenco provinciale di sgomberi redatto dalla prefettura con Matteo Salvini allora ministro degli Interni, ma il tutto è rimasto lettera morta se si eccettua una serie di piccoli pagamenti spontanei effettuati dagli interessati per timore di essere sloggiati. Una mossa che, almeno giuridicamente, non serve se non a dimostrare una buona volontà giunta in maniera ultratardiva, dopo anni di consapevole morosità.