La Polizia di Stato di Agrigento ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare di sottoposizione agli arresti domiciliari, emessa dal gip Alessandra Vella, a carico di Emanuele Pace, 66 anni, della moglie Miccichè Pierina, di 62, ed il loro figlio Pace Visilij, 30, ritenuti responsabili, in concorso, del reato di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, aggravato.
Gli agenti della Squadra mobile, diretta da Giovanni Minardi, ha sviluppato, per diversi mesi e fino all’inizio del 2019, un’articolata attività investigativa che ha permesso di accertare che un notevole flusso di soggetti che si recavano, al fine di consumare prestazioni sessuali, in tre abitazioni site in via Saponara e tutte riconducibili al nucleo familiare di Emanuele Pace. Le indagini hanno permesso di verificare la consapevolezza degli arrestati circa le attività cui erano destinati i locali di via Saponara, da parte di donne e trans prostitute che pagavano, per tale peculiare utilizzo, prezzi di affitto maggiorati, usufruendo anche dei servizi di supporto logistico degli arrestati.
Le attività di polizia sono state coordinate dal sostituto procuratore Elenia Manno, della Procura di Agrigento, diretta da Luigi Patronaggio. Gli elementi probatori a carico dei congiunti Pace sono costituiti da attività di monitoraggio, perquisizioni, sequestri ed acquisizioni documentali, riscontri sui siti di incontri “hot” nella provincia di Agrigento. Nel corso dell’indagine numerosi clienti, di diverse età e professioni, sono stati accompagnati alla Squadra mobile dove hanno confermato il motivo delle loro “visite” in via Saponara. L’operazione, denominata “Bed & Babies”, ha coinvolto una ventina di poliziotti della Squadra mobile, dell’Upgsp, della Polizia Scientifica e dell’Ufficio Immigrazione.
Cinquanta, forse più, le prostitute e transessuali che hanno utilizzato – stando a quanto è stato documentato, da quando all’inizio del 2019 è partita l’inchiesta – quei tre mini-appartamenti. Tre immobili che, in via Saponara, avrebbero dovuto essere delle case-vacanza ma che in realtà venivano appunto utilizzati per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, stando all’accusa. “Chi si dedicava all’attività di meretricio – è stato ufficializzato durante la conferenza stampa svoltasi in Questura – arrivava per una settimana, esercitava e poi andava via. Il supporto logistico da parte degli indagati consisteva nell’andare a prendere le escort alla stazione e portarle fino all’appartamento che avrebbe temporaneamente occupato”.
L’utenza è stata varia: sia in termini d’età (è stata documentata anche la presenza di anziani) che di professioni. Ad insospettire i poliziotti della Squadra Mobile è stato il continuo via vai. Gli agenti, inizialmente, forse pensavano ad un giro di spaccio di stupefacenti. Si sono però ben presto resi conto che si trattava di altro. E quel via vai è risultato essere intollerabile anche per i vicini di casa che più volte hanno protestato. IN ALTO IL VIDEO