Tra Napoli e Chiavari, i carabinieri hanno dato esecuzione ad un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura distrettuale antimafia di Napoli a carico di quattro affiliati al clan Rinaldi, attivo a Napoli, nella zona periferica di San Giovanni a Teduccio.
I reati contestati, e per i quali i giudici hanno ritenuto la gravità indiziaria, sono quelli di usura, estorsione e tentata estorsione aggravati dal metodo mafioso. Le indagini hanno avuto inizio nel mese di ottobre 2019, a seguito di denuncia sporta da un imprenditore di Pollena Trocchia, e hanno consentito di accertare l’esistenza di un prestito di 40mila euro contratto nel mese di settembre 2018, con tasso usuraio del 30% annuo, successivamente rinnovato a condizioni ancora più gravose per la vittima. È emerso, inoltre, che gli indagati hanno posto in essere minacce e intimidazioni non solo nei confronti della vittima ma anche dei congiunti della stessa, al fine di indurla ad adempiere al debito usurario in corso.
Fra i soggetti tratti in arresto vi sono Rita e Francesco Rinaldi, 36 e 32 anni, figli del capoclan Antonio, detto “o’ giallo”, ucciso alla fine degli anni 1990 nel corso di un agguato di camorra nell’ambito della faida con il clan Mazzarella, nonché nipoti dell’attuale capoclan Ciro Rinaldi, detto “Mauè”. In carcere Salvatore Tibello, 38 anni; divieto di dimora invece per Luigi Striano, 25 anni.I provvedimenti sono stati eseguiti dai carabinieri della tenenza di Cercola e della compagnia di Chiavari. IN ALTO UN VIDEO