Uno scontro economico e politico tra Stati Uniti e Germania. E’ quello che si prevede nella contesa di un potenziale vaccino contro il coronavirus sul quale stanno lavorando gli scienziati tedeschi della casa biofarmaceutica CureVac. Un vaccino che Donald Trump sta cercando di acquisire per gli Stati Uniti: in esclusiva e a suon di molti milioni di dollari, come rivela il domenicale della Welt, secondo cui l’inquilino della Casa Bianca avrebbe offerto somme notevolissime per accaparrarsi le loro ricerche allo scopo di assicurare che il vaccino vada “in esclusiva” agli Usa. “Ma, appunto, solo agli Usa”, è l’irritato commento che proviene dal governo di Berlino, stando a quanto riferisce il giornale.
La CureVac, azienda di Tubinga, nel Baden-Wurttemberg, sta lavorando ad un medicinale anti-coronvirus insieme al Paul Ehrlich Institut, l’istituto federale tedesco per i vaccini e le biomedicine, quindi un’agenzia federale che dipende direttamente dal ministero della Sanità e che ovviamente sta lavorando ad un ritmo forsennato alla ricerca di un medicinale che possa contribuire a fermare la pandemia. In Germania i casi di contagio attualmente superano quota 4500, secondo il conteggio realizzato dalla Zeit: un aumento di 2mila in due giorni. A quanto scrive la Welt, per contrastare il blitz di Trump, rappresentanti dell’esecutivo di Angela Merkel starebbero trattando direttamente con la CureVac. “Il governo tedesco è molto interessata al fatto che vaccini e altre sostanze utili contro il coronavirus vengano sviluppati anche in Germania e in Europa”, ribadisce al giornale berlinese un portavoce del ministero della Sanità. “In questo senso, il governo è attualmente impegnato in uno scambio molto intenso con la CureVac”.
Il governo avrebbe cercato di stoppare il blitz statunitense con una controfferta alla CureVac. La società, da parte sua, si trimcera dietro un “no comment”. Ma sulla sua pagina Internet, è la stessa azienda a riferire che il presidente del Cda della CureVac, Daniel Menichella, all’inizio del mese ha incontrato Trump, il vicepresidente Mike Pence, alcuni membri della task-force americana anti-coronavirus nonché alcuni manager di primo piano dell’industria farmaceutica statunitense. Nell’occasione sono state ipotizzate “varie strategie per lo sviluppo e la produzione rapida di un vaccino”. Sarebbe stato lo stesso Menichella a sottolineare la possibilità di arrivare alla realizzazione di un farmaco efficace contro il virus: “Siamo molto fiduciosi di essere capaci di realizzare entro pochi mesi un farmaco che si candidi a essere il vaccino” per fermare l’epidemia.
Questo perché “possiamo ricorrere ai dati già disponibili di uno studio per la fase uno di una ricerca contro la rabbia, nella quale siamo riusciti a immunizzare molti soggetti con una dose molto bassa. Su questa base lavoriamo intensamente per realizzare un vaccino contro il Covid-19 con una dose molto bassa”.
Non solo. L’azienda afferma anche di disporre di un impianto di produzione “certificato nel dicembre 2019” grazie al quale è in grado di “produrre in un ciclo produttivo fino a 10 milioni di dosi di vaccino”. Pochi giorni fa uno dei fondatori della CureVac, Florian von der Muelbe, aveva dichiarato – ripreso da alcuni media tedeschi – che erano state avviate diverse ricerche su diversi possibili vaccini: attualmente si starebbero scegliendo le due ricerche migliori, per iniziare appositi test clinici, sperando di riuscire a sviluppare un vaccino sperimentale “entro giugno o luglio”. Il passo successivo sarebbe il via libera delle autorità competenti per la sperimentazione sulle persone.