Lo Stato non chiude per malattia. E, quindi, non chiude neppure il Comune. Uno dei rischi che occorre evitare in questi giorni di emergenza da Covid-19 è quello di ‘mettere in quarantena’ Giunte e Consigli e di spingere i comuni verso un commissariamento forzato. Dobbiamo evitare che il virus attacchi la nostra democrazia, che la politica si trasformi in bio-politica! Alla necessaria restrizione di alcuni diritti (la diffusione del coronavirus si può arrestare soltanto restando a casa!) non possiamo aggiungere anche la sospensione della democrazia comunale. Ha ragione Marco Revelli quando scrive che ormai ‘più che le regole umanizzate della Polis valgono quelle elementari della sopravvivenza, del Bios’.
Eppure, un Consiglio comunale attivo ed operante, una Giunta comunale in piena attività, al pari del Parlamento o del Consiglio regionale, rappresentano una garanzia per tutti. Il decreto legge 17 Marzo 2020 n. 18 recante ‘Misure di potenziamento del servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19’, ha stabilito, tra le tantissime altre cose, che i consigli dei comuni e le giunte comunali che non abbiano regolamentato modalità di svolgimento delle sedute in videoconferenza, possono riunirsi secondo tali modalità, nel rispetto di criteri di trasparenza e tracciabilità previamente fissati dal Presidente del consiglio o dal Sindaco, purché siano individuati sistemi che consentano di identificare con certezza i partecipanti, sia assicurata la regolarità dello svolgimento delle sedute e vengano garantiti lo svolgimento delle funzioni di cui all’articolo 97 del decreto legislativo 18 agosto 2000, numero 267, nonché adeguata pubblicità delle sedute.
La norma lascia ampia discrezionalità su come disciplinare tale modalità di svolgimento delle sedute purché nel rispetto dei criteri di trasparenza e tracciabilità preventivamente fissati dal presidente del Consiglio per l’Assemblea consiliare e dal Sindaco per la Giunta, i quali dovranno individuare sistemi che consentano di identificare con certezza i partecipanti, che assicurino la regolarità dello svolgimento delle sedute e che garantiscano ‘adeguata pubblicità’ delle riunioni. L’utilizzo di strumenti di videoconferenza consente di garantire la piena continuità dell’attività politica e amministrativa nel rispetto delle misure di contrasto alla diffusione del coronavirus, salvaguardando anche in un momento di grandissima difficoltà l’esercizio delle prerogative dei consiglieri e dell’organo democratico per eccellenza della città. Le nostre amministrazioni comunali sono arrivate al lavoro agile, al telelavoro, allo smart working con un imperdonabile ritardo e solo ‘grazie’ all’attuale emergenza sanitaria. E per ora ci sono arrivati soltanto ‘sulla carta’, essendo assente ogni elemento tecnologico, organizzativo e funzionale, oltre che formativo (Lunedì 23 Marzo alle ore 12 è previsto un webinar gratuito dell’Ifel su: ‘Il lavoro agile in regime di emergenza: chiarimenti ed esperienze’. Cogliamo questa occasione per riprogettare totalmente il lavoro comunale e le modalità di erogazione dei servizi, per ripensare le organizzazioni comunali con l’obiettivo di ammodernarle, semplificandole, avvicinandole e aprendole ai cittadini. Era un obiettivo del programma scritto per Pacifico, restato per ora ‘lettera morta’. E, soprattutto, mettiamo al lavoro Giunte e Consigli, manteniamo aperti i Comuni e teniamo viva la democrazia cittadina.
Gli strumenti tecnologici ci sono tutti e da tempo. Ed ora c’è anche la copertura legislativa. Occorre evitare, inoltre, di stare ad aspettare con le mani in mano (seppur permanentemente lavate e sanificate) che siano solo altri (l’Europa, il Governo, la Regione) a cercare di dare un orizzonte al nostro futuro. ‘Adda passà ‘a nuttata’, ma noi nel frattempo rimbocchiamoci le mani come Comunità perché ci sono tantissime cose che possono partire da noi e che si possono fare. Fin da ora per gestire l’emergenza. Ci sono comuni (come, per esempio, il comune di Vieste fb.com/comunedivieste) che, vista la difficoltà a livello nazionale di reperimento di mascherine, si stanno adoperando per cercare sarti volontari (anche non professionisti) disposti a realizzarle. inviato da Ambc – Associazione Mondragone Bene Comune (nella foto il coordinatore Gianni Pagliaro)