“Vedere nascere mio figlio, anche se a distanza, mi ha insegnato che la vita vince sempre, anche nei momenti difficili: sembra una frase scontata, ma non lo è”. Claudio Galizia, anestesista e rianimatore di 35 anni, si occupa di pazienti Covid-19 all’ospedale Cto di Napoli. Per chi, come lui, in questi giorni lavora “in trincea”, è un momento difficilissimo: i ricoveri da Coronavirus continuano ad aumentare e tutto il personale sanitario è stato costretto a lavorare su più turni e senza congedi.
Eppure, solo quattro giorni fa come ha raccontato il 24 marzo il quotidiano “Metropolis” diretto da Raffaele Schettino, ha vissuto un’emozione che ricorderà per sempre: con l’aiuto di un amico anche lui anestesista, ha assistito in diretta su FaceTime alla nascita del suo bambino. “E’ stata una grande emozione – racconta – una gioia profonda capace di spazzare via e cancellare completamente la paura di questo periodo difficile”.
Il travaglio inizia la notte del 21 marzo: quando sente il telefono squillare, Claudio sta iniziando le manovre di intubazione di un paziente in crisi respiratoria proprio per colpa del coronavirus. Così quando finalmente riesce a guardare il telefono, trova tre chiamate senza risposta di sua moglie. “Aveva rotto le acque in anticipo, precisamente alla 37esima settimana, ed era stata ricoverata in ospedale”.
Ma per ragioni di sicurezza legate appunto alla prevenzione dei contagi, nessun familiare può assistere al parto. Anche la madre, che l’aveva accompagnata, deve tornare a casa. “Mia moglie è stata una eroina, mi ha detto: ‘So quanto è importante il tuo lavoro in questo momento, non preoccuparti per me'”. Le contrazioni iniziano il giorno dopo, intorno a mezzogiorno. Così Claudio, in fibrillazione, chiama un amico che lavora in quella struttura, anche lui anestesista, che si precipita in sala parto e fa partire la videochiamata. “Un vero e proprio un marito accessorio”, lo descrive il neopapà, che per sempre gli sarà riconoscente.
“Grazie a lui, io, mia mia moglie e l’ostetrica siamo riusciti a comunicare per tutto il tempo. Abbiamo anche pianto insieme”. Il piccolo viene alla luce alle 17,14 del 22 marzo, in perfetta in salute e sereno tra le braccia della mamma. Il suo secondo nome è un omaggio al papà di Claudio, scomparso circa un mese fa. “Questo 2020 è stato un turbinio di emozioni che non riesco ancora a descrivere”, sono le sue parole. Sono passati quattro giorni, ma il medico non ha ancora potuto abbracciare la sua famiglia. “Sono ancora in ospedale per le ultime visite di routine, ma presto torneranno a casa. Ho appena fatto il tampone, che è negativo, ma pur vivendo insieme dormiremo in stanze separate, e cercheremo di stare a distanza per non mettere in alcun modo a rischio il piccolo”. Il congedo di paternità è rimandato, per il momento. “Lo prenderò più in là, quando potrò godermi la loro compagnia fino in fondo”.