Del Coronavirus, l’epidemia partita dalla Cina che si è diffusa poi su scala mondiale, si è ampiamente scritto e i cittadini sono stati costantemente informati dell’evolversi della situazione, e sulle buone pratiche da adottare, grazie anche ai puntuali resoconti dell’Oms – Organizzazione Mondiale della Sanità, e dell’Istituto Superiore della Sanità, pertanto ogni ulteriore commento, al momento, sarebbe inutile e superfluo. Ma c’è una condizione che passa inosservata, che merita di essere menzionata.
Mentre le Regioni dispongono la chiusura delle scuole e delle università, e in alcuni casi anche degli uffici pubblici e privati, per gli interventi di sanificazione degli ambienti volti ad arginare e prevenire il diffondersi del virus, ci sono alcune realtà che continuano, seppur tra ansie e paure, a svolgere regolarmente la propria attività. Stiamo parlando dei Tribunali che, dato l’elevatissimo numero di individui coinvolti, andrebbero sottoposti di sicuro ad interventi cautelativi. Ma ciò è di competenza nazionale, e non regionale, soltanto il Governo può intervenire, ma questo intervento tarda ad arrivare. Per capire la situazione attuale degli uffici giudiziari, soprattutto del nostro territorio, abbiamo posto alcune domande alla consigliera del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli Nord, Linda Maisto (nella foto).
Qual è la situazione nei Tribunali dopo il diffondersi del Covid-19? “La situazione nei Tribunali è critica e noi avvocati sembriamo essere dimenticati da tutti. Non solo noi. La giustizia e i tribunali sono dimenticati da tutti, anche se gli uffici giudiziari sono luogo di incontro di migliaia di persone: giudici, avvocati, funzionari di cancelleria, assistiti, testimoni. Ogni giorno migliaia di persone si recano in un tribunale in tutta la penisola. Si parla continuamente di chiusura delle scuole, delle università e degli uffici pubblici, che vanno sanificati. È giusto, ma i tribunali? Il governo, ed in particolare il Ministro Alfonso Bonafede, continuano a chiederci di mantenere la calma, ma gli avvocati vorrebbero che egli venisse presso gli uffici giudiziari del nostro foro di Napoli Nord per rendersi conto personalmente di come vengono svolte le udienze. È da un anno e mezzo che il Ministro ha annunciato la sua venuta, senza mai però trovare il tempo”.
Sembra esserci un caso di contagio, non ancora accertato e per il quale bisogna attendere la comunicazione ufficiale, tra gli avvocati che operano anche al Tribunale Napoli Nord. Conferma? “Si. Proprio ieri è arrivata la notizia che un avvocato napoletano di un importante studio legale, con sedi a Napoli e Milano, ha contratto il coronavirus. L’avvocato opera anche sul foro di Napoli Nord. Come temevo già da giorni, era destino che prima o poi sarebbe scoppiato un caso nei tribunali. Era da tempo che molti avvocati di Napoli Nord mi chiamavano, quotidianamente, per segnalarmi e segnalare all’Ordine cui appartengo, il rischio altissimo che correvano gli avvocati. Il motivo è molto semplice e lo spiego con riferimento al nostro circondario. È stato calcolato che al giudice di pace di Napoli nord, sia la sede di Aversa che le altre sedi, Afragola, Casoria, Frattamaggiore e Marano, si recano talvolta centinaia di avvocati in un giorno, senza contare gli altri operatori del diritto, tra giudici e funzionari di cancelleria, oltre che assistiti e testimoni. Ogni giorno si dice che bisogna vietare gli assembramenti, ma come si fa in una situazione del genere? Gli uffici giudiziari sono per definizione luoghi di assembramenti.
Quali sono le soluzioni tampone che autonomamente state adottando? “Attualmente, diversi giudici di pace hanno trovato la soluzione provvisoria di fare aspettare fuori dall’aula, troppo piccola, la maggior parte degli avvocati in attesa. Però, questo ancora di più porta gli avvocati e i loro assistiti ad assembrarsi nei corridoi degli uffici giudiziari. L’unico risultato è spostare il problema dalle aule di udienza ai corridoi, che non sono meno angusti delle aule. È importante garantire la giustizia, ma garantirla a tutti i costi non è certo la soluzione migliore. A molti sembra che si stia brancolando nel buio. Una soluzione più accettabile, caldeggiata sicuramente da diversi operatori, incluso gli avvocati e i giudici di pace, è che il governo, da cui dipendono gli uffici giudiziari, decida una sospensione immediata di tutte le attività, e quindi anche dei termini processuali, di almeno 15 giorni per capire esattamente cosa fare. Una prima cosa da fare sarebbe sanificare gli uffici giudiziari come la Regione Campania ha deciso di fare per scuole e università in questi giorni. Quella della Regione Campania è stata certamente una buona pratica da seguire assolutamente a tutela della sicurezza di tutta la cittadinanza”.
Dunque, 15 giorni di stop delle attività giudiziarie, contestualmente all’introduzione delle fasce orarie, sono doverose? “Questi giorni potrebbero essere efficacemente utilizzati per pensare ad una più razionale divisione delle udienze per fasce orarie, come si farà nei prossimi giorni in tutti gli uffici giudiziari del circondario di Napoli nord. La decisione, tanto attesa dall’avvocatura locale, è stata presa nel corso di un tavolo tecnico che ha visto la partecipazione del Consiglio dell’ordine degli avvocati e dell’Ufficio di Presidenza del Tribunale di Napoli Nord. È evidente che non si possono relegare gli avvocati nei corridoi o, peggio ancora, come è stato fatto in alcuni tribunali, nel cortile degli uffici. Gli avvocati sono esseri umani che svolgono il loro lavoro e devono poterlo fare in modo decoroso. Vogliamo una risposta adeguata alle nostre richieste che mi sembrano accettabili e praticabili. Speriamo che il governo centrale da cui dipendono i tribunali si attivi a tutela di tutta l’avvocatura e della giustizia nel suo complesso. La giustizia ha bisogno di esistere, ma di esistere in maniera decorosa e dignitosa”.