Aversa (Caserta) – Un’altra “puntata” si aggiunge alla vicenda che oramai è da considerare alla stregua di una “serie tv”, che da oltre un quarto di secolo, tra numerosi colpi di scena e ribaltoni, “va in onda” ad Aversa. Parliamo delle note cinque mansarde di una cooperativa di via Michelangelo. Nel 2003 vennero emesse dal Comune altrettante ordinanze di demolizione e rimessa in pristino dello stato dei luoghi entro novanta giorni. Poi, entrato in vigore il decreto legge 269/2003, il cosiddetto “condono edilizio”, venne concesso il condono. Successivamente, a distanza di quasi dieci anni dal rilascio, nel 2017, il Comune avviò un procedimento per annullare tali titoli in sanatoria, peraltro non per ragioni urbanistiche ma perché riteneva che la domanda andasse fatta nei novanta giorni dalla demolizione. Ed effettivamente, nel dicembre 2018, annullò le concessioni in sanatoria.
Difesi dall’avvocato Fabrizio Perla (nella foto), quattro dei cinque proprietari presentarono subito ricorso al Tar, tra le altre cose evidenziando come la legge 124/2015 prevedesse che gli annullamenti in autotutela possono avvenire perentoriamente entro diciotto mesi, mentre qui si è a distanza di ben quattordici anni dalla richiesta e dieci dal rilascio. Invece, nelle more di tutto ciò, il dirigente, ingegner Serpico, ai primi di marzo, ha emesso le ordinanze con la quale si dichiara l’acquisizione gratuita al patrimonio comunale dell’immobile e se ne ordina lo sgombero da persone e da cose entro trenta giorni, irrogando anche una sanzione amministrativa pecuniaria di 20mila euro a ciascuno di essi.
Impugnati dall’avvocato Perla anche tali provvedimenti davanti al tribunale amministrativo, nonostante i giorni difficili, quest’ultimo, stante l’urgenza, si pronunciò subito con decreti del presidente della Ottava Sezione, sospendendo d’urgenza i provvedimenti fino all’udienza fissata al 22 aprile. Udienza tenutasi ieri, all’esito della quale il Tar, stavolta collegialmente, ha nuovamente accolto le domande, sospeso gli atti del Comune, dando dunque ancora ragione ai ricorrenti e torto al Comune di Aversa.