Coronavirus e fase 2, è polemica sulle visite ai soli “congiunti”

di Redazione

Dal 4 maggio saranno consentite visite mirate. Lo ha affermato il premier Conte domenica sera annunciando il nuovo Dpcm sulla Fase 2. “Consentiremo le visite ai congiunti ma nel rispetto delle distanze e con le mascherine”. Il termine “congiunti” ha generato diversi dubbi.  Da qui la decisione di Palazzo Chigi di fornire un primo chiarimento in attesa delle Faq:  con “congiunti” si intendono “parenti e affini, coniuge, conviventi, fidanzati stabili, affetti stabili”.

Chi sono esattamente i “congiunti” – Il codice civile dà una definizione di parenti e affini, ma non dei congiunti. In assenza di un significato certo dovremmo quindi richiamare l’articolo 307 del codice penale secondo cui tra i prossimi congiunti rientrano “ascendenti, discendenti, coniugi, le parti di un’unione civile tra persone dello stesso sesso, fratelli, sorelle, gli affini nello stesso grado, gli zii e i nipoti”. Pertanto dalla definizione sarebbero esclusi i cugini, nonostante il legame di parentela, i fidanzati e le coppie di fatto. E’ una nozione che, se intesa in senso tecnico, esclude tutti coloro che non sono legati da un vincolo affettivo giuridicamente rilevante. Le Faq, che saranno pubblicate nei prossimi giorni sul sito di Palazzo Chigi, chiariranno ulteriori dubbi interpretativi sul provvedimento.

Arcigay: inaccettabile gerarchia affettiva imposta dallo Stato – Contro il nuovo Dpcm e la terminologia usata si è scagliata l’Arcigay. “Il fatto che l’allentamento delle restrizioni sulle relazioni sociali sia circoscritto alla definizione di ‘congiunti’, che nei nostri codici è riferita inequivocabilmente alla dimensione formale della parentela, di sangue o acquisita, rappresenta un inedito e inaccettabile intervento dello Stato nella definizione della gerarchia degli affetti”, ha osservato Gabriele Piazzoni, segretario generale dell’associazione.

Le polemiche dal mondo politico: è discriminante – La dicitura ha generato polemiche anche nel mondo politico. I deputati della Lega Tiramani e Giglio Vigna hanno fatto un’interrogazione parlamentare chiedendo spiegazioni: “Conte ci faccia capire la ratio secondo la quale è possibile, giustamente, far visita ai parenti all’interno della propria regione ma non alla propria fidanzata o fidanzato, se abitano al di fuori del comune di residenza. Ci auguriamo sia stata l’ennesima svista del Premier e del suo pagatissimo staff, altrimenti solo una mente disturbata sarebbe in grado di partorire una perla di queste dimensioni”, affermano. Ma il coro dei contrari si leva anche dal Pd, partito di maggioranza. “Riteniamo discriminante la scelta di limitare le visite in sicurezza ai soli congiunti, perché non tiene conto di tutte le altre relazioni e affetti non formalizzate dal matrimonio o da legami di sangue – ha affermato il Partito democratico del Lazio -. Auspichiamo che si intervenga presto a precisare, anche solo in via interpretativa, la portata del decreto approvato domenica sera, su questo specifico punto e ferme restando tutte le necessarie precauzioni”.

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