Coronavirus e code alle Poste, Eramo (Failp-Cisal): “Continuare così è un suicidio”

di Redazione

“Continuare su questa strada sarebbe un suicidio. Dobbiamo togliere alle persone l’alibi dell’uscita per recarsi all’ufficio postale. L’azienda esponga un elenco di servizi essenziali e utilizzi un numero verde per le altre operazioni. Non vogliamo essere complici per diffusione di contagio”. A parlare il segretario provinciale della Failp-Cisal, il sindacato dei postelegrafonici, Alfonso Eramo, che si rivolge alla dirigenza e continua con una proposta: “Terminato il pagamento delle pensioni (questo sì, servizio essenziale), prorogato fino al giorno 4 aprile, chiediamo la chiusura totale di tutti gli uffici postali e dei centri di recapito fino al giorno 11 aprile; effettuare una meticolosa pulizia e sanificazione dei luoghi di lavoro, effettuare i tamponi a tutto il personale sintomatico e  non, garantire la fornitura di tutti i dispositivi per la sicurezza (guanti, mascherine e gel  igienizzante)”.

“Non dimentichiamo – continua Eramo – che in Poste ci sono stati dei morti, alle loro famiglie va tutta la nostra vicinanza, e ci sono centinaia di casi aperti che stanno interessando altrettante famiglie di postali”. “Cosa ancora dobbiamo aspettarci?”, si chiede il dirigente sindacale, sottolineando: “I dipendenti di Poste Italiane sono tra le categorie più a rischio contagio. Non vogliamo essere considerati eroi, vogliamo solo essere lavoratori che fanno il loro dovere, ma con garanzia della sicurezza e salute sul posto di lavoro, cosi come previsto dalla legge”.

Eramo entra, poi, nello specifico: “Dopo le numerose denunce fatte al prefetto e alle Asl, settore di igiene e sicurezza del lavoro, qualcosa siamo riusciti ad ottenere per i lavoratori postali, spesso additati come quelli che lasciano gli avvisi invece di consegnare la raccomandata o se ne stanno negli uffici a perdere tempo. Solo chi non sta sul posto di lavoro può pensare cose del genere”. “Questi lavoratori di Poste, ancora una volta, hanno garantito la continuità dei servizi essenziali e indispensabili, non sempre comprensibili dai nostri clienti. Abbiamo dovuto aspettare settimane per avere i dispositivi di protezione indispensabili per la sicurezza sui posti di lavoro; ebbene, si sarebbero potuti rifiutare di lavorare, invece no, hanno continuato a portare le lettere e le raccomandate ai destinatari, magari non indispensabili, senza guanti e senza mascherine”.

“Come detto, – è ancora Eramo a parlare – avevamo sollecitato il prefetto affinché intervenisse con le forze dell’ordine a presidiare gli uffici, al fine di evitare gli assembramenti per ridurre le possibilità di contagio. Così non è stato! E non sono mancati spintoni e baruffe fuori dagli uffici e imprecazioni di ogni tipo, all’interno degli uffici con gli sportellisti per la lunga attesa. Come sindacato, Failp-Cisal, abbiamo rappresentato, con indignazione, ai dirigenti di Poste, che forse sarebbe stato meglio abolire la razionalizzazione in questi cinque giorni di pagamento delle pensioni, cioè speravamo che tutti gli uffici sarebbero rimasti aperti proprio per consentire un maggiore frazionamento dei pensionati, tale da evitare la calca nei pochi uffici aperti. Oltretutto gli uffici chiusi erano in massima parte   protetti perché blindati”.

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