Con la Legge numero 3 del 2018, lo psicologo diventa, a tutti gli effetti, professione sanitaria. Ad oggi però tale figura non è stata considerata nel decreto “Cura Italia”. A causa del Covid-19 tutte le attività formative, comprese i tirocini, sono sospese e molti psicologi in attesa di abilitazione rischiano di non completare il percorso di formazione, propedeutico all’esame di Stato abilitante alla professione.
Per questo motivo, alla luce dell’emergenza sanitaria, è stata lanciata una petizione sul web (clicca qui per aderire) per chiedere di riformare i tirocini post lauream e di rivedere i criteri dell’Esame di Stato per psicologi. Più di 9000 dottori in Psicologia, in collaborazione con il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (Cnsu), chiedono un cambiamento radicale della riforma dell’esame di Stato che sia più simile alle altre figure sanitarie che hanno accesso alla loro professione, attraverso un percorso per l’iscrizione all’albo più flessibile.
Nello specifico. chiedono al Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca di: di disciplinare in modo uniforme, l’indizione e l’effettuazione dell’esame di Stato (nelle sessioni di giugno e novembre 2020) per tutti i laureati che stanno svolgendo e che hanno terminato il tirocinio post-lauream; di modificare la struttura dell’esame di Stato delle sessioni dell’anno corrente in una unica prova orale in versione telematica sul Codice Deontologico, previa redazione di una relazione finale sull’esperienza di tirocinio; di rendere valevoli, considerando tutti i tirocini post-lauream avviati e conclusi, sanandoli, indipendentemente dalle ore già fatte o rimanenti, in modo da sopperire alle assenze accumulate a causa dei blocchi e delle sospensioni indette a causa dell’epidemia.
Gli stessi chiedono, inoltre, che venga modificato a lungo termine le modalità per l’Esame di Stato, riformando quest’ultimo a sole due prove e proponendo un contributo “tasse d’iscrizione all’esame di stato per psicologi” che sia possibilmente concordato a livello nazionale, per evitare iniquità regionali e disparità fra Atenei. Per tutte queste ragioni, invitano ad uno sforzo celere, concreto, consistente e lungimirante il Legislatore, gli Ordini e le Università, per adeguare e ammodernare l’ordinamento della professione, obiettivo per il quale si rendono disponibili al dialogo e al confronto in fase di revisione e stesura.
Il messaggio al Cnop è questo: “Siamo nel 2020, siete rimasti fermi all’89, Legge numero 56, oggi ci sono le possibilità e gli strumenti per affrontare l’emergenza ma ci vuole anche innovazione per il futuro. Ciò che non si conosce fa paura, invece di migliorare alcune persone restano ferme nella loro rigidità di pensiero. Un grande della storia (Churchill) ha detto ‘Non sempre cambiare equivale a migliorare ma per migliorare bisogna cambiare’”.