Circolano numerose ipotesi sulle possibili riaperture in Italia. In alcuni casi si tratta di ipotesi che non hanno alcun tipo di fondamento, in altri di ipotesi che sono ancora allo studio e quindi non possono essere in alcun modo considerate definitive. Lo precisa Palazzo Chigi sottolineando che le decisioni sull’allentamento del “lockdown” saranno comunicate dopo la conclusione dei lavori della task force.
In vista della “fase 2”, insomma, al momento non c’è nulla di certo. L’ipotesi più accreditata è quella di una ripartenza a più velocità, dividendo il Paese in “macroaree” e proteggendo lo stivale con alcune “zone rosse” ad alto contagio. I primi a vedere il semaforo verde potrebbero essere alcuni settori produttivi, a iniziare da moda e mobilifici, a fine aprile. Il 4 maggio, oltre ai parchi, potrebbe toccare anche a bar e ristoranti.
Il tema è non solo quali settori riaprire, avendo come base guida le classi di rischio elaborate dall’Inail (tre categorie: basso, medio-basso, alto) ma soprattutto come far muovere i lavoratori, scaglionando gli orari sia per i turni di lavoro sia per i trasporti e incoraggiando, ove possibile, lo smart working. Si ipotizzano per i trasporti modalità per contare i passeggeri e segnaletica per il distanziamento alle fermate. I primi feedback della task force, e più in generale i protocolli per le riaperture, potrebbero essere già nel weekend oggetto di un nuovo confronto tra governo e parti sociali. Al vaglio c’è l’idea di far ripartire anche prima del 4 maggio – il 27 aprile è la data cerchiata sul calendario – settori che l’Inail indica come a basso rischio come la moda, la metallurgia, i mobilifici, il settore dell’automotive. Un pressing è in corso – anche da regioni come la Lombardia – per l’edilizia, perché oggi sono aperti solo le grandi opere. Ma dal governo in questo caso sono più prudenti: è difficile in cantiere garantire le distanze.
Nelle prossime ore dovrebbe riunirsi la cabina di regia, per discutere anche l’idea di gestire la “fase 2” dividendo il Paese in macroaree (Nord, Centro e Sud) a seconda dell’entità del contagio. Ma il problema sarebbe non solo come gestire gli spostamenti tra le aree del Paese, ma anche isolare le zone, come la Valle D’Aosta, in cui il contagio è meno diffuso che nel resto del Nord. Le “zone rosse torneranno ad essere importanti” quando finirà il lockdown, dice Gianni Rezza dell’Iss. Ma bisognerà evitare iniziative solitarie. Perche’ se Attilio Fontana si dice pronto a riaprire il 4 maggio “se lo dirà la scienza”, c’è chi come Vincenzo De Luca minaccia di chiudere i confini campani per fermare arrivi dal Nord.