Asparagi non tracciati, sequestri nel Casertano tra Castel Morrone e Capua

di Redazione

I reparti dei carabinieri Forestali operanti nella provincia di Caserta stanno svolgendo in questo periodo delle campagne di controlli finalizzate alla prevenzione degli incendi boschivi. Risulta molto sentita, infatti, nel Casertano la problematica degli incendi boschivi che si verificano ogni estate per effetto del clima tipicamente mediterraneo con ondate di caldo e lunghi periodi siccitosi. Infatti, ogni anno rientra tra le 10 province d’Italia più colpite sia in termini di numero di eventi che di superfici percorse dalle fiamme. Mediamente si verificano ogni anno oltre 100 eventi con una superficie boscata percorsa dalle fiamme superiore ai 1100 ettari.

Sono principalmente interessati i rilievi collinari e montani esposti a sud-ovest che risentono dell’azione delle brezze marine che determinano sia la perdita di umidità nelle essenze vegetali, causandone lo stato seccagginoso, nonché favoriscono la rapida propagazione delle fiamme in caso di incendio. Non essendoci in provincia condizioni climatiche estreme tali da poter indurre dei fenomeni di autocombustione è possibile affermare con certezza che gli incendi boschivi avvengono esclusivamente per mano dell’uomo. Solo raramente (si stima intorno al 2%) che essi siano provocati per cause naturali o accidentali (quali ad esempio la caduta di un fulmine o da un arco voltaico causato da un elettrodotto, eccetera).

Per quanto attiene le cause connesse agli incendi provocati dall’uomo si stima che il 60% di essi sia di origine dolosa: ricerca di un vantaggio economico; risentimento per l’istituzione di aree protette, ritorsione, vendetta, dispetti tra vicini, malcontento sociale; piromania (turbe psicologica che si manifesta nelle persone disturbate che godono o provano piacere nel vedere la propagazione delle fiamme). Il conseguimento di un profitto è quindi la principale causa degli incendi boschivi. In particolare se il profitto conseguito è di tipo economico l’incendio per nomenclatura è da attribuire ad un “incendiario” mentre se è connesso a benefici psicologici-emotivi esso è da ascrivere ad un “piromane”.

Una rilevante percentuale degli incendi boschivi di natura dolosa sono connessi alle attività agro-silvo-pastorali, ovvero si incendia per rinnovare i pascoli da far brucare ai capi di bestiame o per ampliare le superfici pascolive sottraendole al bosco.  Altra fonte di reddito illegale connessa agli incendi boschivi è la commercializzazione degli asparagi selvatici di montagna in quanto il passaggio delle fiamme consente maggiori raccolti. In alcune zone gli incendi boschivi sono legati al mondo del bracconaggio per stanare la selvaggina con le fiamme al fine di poterla abbattere oppure per far spostare la selvaggina da un’area protetta in una zona limitrofa laddove la caccia è consentita.

L’individuazione dei responsabili degli incendi boschivi dolosi è molto difficoltosa perché appiccati in zone isolate, per lo più su proprietà Comunali, o su territori boscati abbandonati, dove non ci sono telecamere di videosorveglianza e né testimoni in grado di fornire utili informazioni agli investigatori. Fondamentale risulta, pertanto, quindi l’azione di prevenzione che viene posta in essere in questo periodo dai carabinieri forestali mediante l’adozione di provvedimenti sanzionatori per le condotte vietate sulle aree percorse dagli incendi: il pascolo e la raccolta dei prodotti del sottobosco (asparagi selvatici di montagna), nonché le condotte irregolari nella gestione delle utilizzazioni boschive quali il mancato sgombero del frascame che potrebbero favorire la propagazione e l’intensità delle fiamme in caso di incendio.

Si è conclusa in questi giorni, infatti, una campagna di controlli sulla commercializzazione del prodotto “asparago selvatico di montagna” che è costituito dal giovane getto della pianta sempreverde cespugliosa perenne “Asparago pungente (Asparagus acutifolius)”, facente parte della macchia mediterranea, che, se non raccolto, si trasforma in un nuovo fusto, il cui ricaccio è proprio favorito dal passaggio delle fiamme. Campagna di controlli che ha permesso di accertare tre condotte vietate presso altrettanti venditori i Castel Morrone e di Capua che esponevano in vendita asparagi selvatici di montagna privi di alcuna indicazione e/o documentazione utile per risalire alla provenienza/rintracciabilità degli stessi. Tutti gli asparagi commercializzati, per un peso totale di 15 chili, sono stati posti in sequestro amministrativo e ai rivenditori sono state irrogate le previste sanzioni amministrative computate in misura ridotta in 1500 euro ciascuna. IN ALTO UNA GALLERIA FOTOGRAFICA

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