Lusingavano le proprie vittime promettendo guadagni facili ma in realtà gli unici a intascare il denaro, ben 1 milione di euro, erano loro: cinque componenti di un sodalizio criminale tra imprenditori e professionisti che simulavano di poter “piazzare” all’estero case, alberghi e terreni il cui leader neanche con il lockdown ha smesso di godersi i fasti di una vita agiata, abitando una fantastica villa con piscina vicino al mare, oggi confiscata e acquisita al patrimonio dello Stato. Un blitz, quello odierno della Guardia di Finanza, coordinato dalla Procura e innescato dal gip del Tribunale di Livorno che ha emesso provvedimenti cautelari restrittivi, con l’arresto di quattro persone, due in carcere e due ai domiciliari e una misura a carattere interdittivo con cui viene inibita l’attività professionale del quinto componente l’associazione a delinquere: il titolare di un importante e noto studio notarile della città labronica.
È l’epilogo di una complessa indagine (operazione “Limited”) diretta dalla Procura e condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Livorno che ha disarticolato il sodalizio dedito alla commissione di truffe internazionali immobiliari e finanziarie ai danni di altri imprenditori e privati cittadini che, in pratica, anticipavano decine di migliaia di euro di spese asseritamente necessarie a costituire società inglesi presso cui intermediare gli affari con facoltosi stranieri. Alla base, una serie di denunce/querele presentate da 53 vittime delle condotte truffaldine che hanno messo in moto Procura e Fiamme Gialle, consentendo di individuare le responsabilità di 10 persone coinvolte in 28 episodi di truffa realizzati a Livorno e in altre 10 località toscane, da Firenze a Casciana Terme, da Bibbona a Portoferraio, da Ponsacco a Fauglia, da Crespina Lorenzana a Riparbella, fino ad arrivare a Volterra e a Follonica.
Ulteriori casi si sono verificati inoltre al di fuori della Toscana, in altre 8 regioni, dal Piemonte (Alessandria) alla Liguria (Camogli e Sarzana), dalla Lombardia (Pavia) al Veneto (Venezia e Verona), dall’Emilia Romagna (Carpi) all’Umbria (Assisi e Arrone), fino in Campania (Pozzuoli) e in Puglia (Altamura). Per cinque dei dieci indagati è emerso il coinvolgimento attivo in una vera e propria associazione per delinquere finalizzata alla truffa, che operava attraverso schemi fraudolenti diversificati, adattati ai vari contesti. Per i cinque, l’Autorità giudiziaria ha disposto misure cautelari personali. In particolare: per il dominus dell’associazione, N.C., direttore della società britannica STS I., 39enne, nato a Piombino e residente a Livorno e per il suo collaboratore e autista, M.B., di 55 anni, nato in Germania e residente a Follonica, è stato disposto l’arresto in carcere; per i due complici, invece, l’ex imprenditore turistico livornese G.D., di 71 anni, già condannato in via definitiva per bancarotta fraudolenta e il titolare di un’impresa edile, B.M., di 43 anni, nato in Albania e residente a Follonica, sono scattati gli arresti domiciliari; al notaio che invece si occupava di conferire i crismi di autorevolezza e serietà all’affare da concludere è stato notificato il provvedimento di interdizione dalla professione per 8 mesi.
Tre le modalità con le quali sono state perpetrate le 28 gravi truffe finanziarie e immobiliari a carattere internazionale: simulando trattative per compravendite di case, alberghi e terreni, in cui veniva millantata alla vittima di turno, interessata alla vendita del suo immobile di pregio non facilmente commerciabile, la volontà di acquisizione da parte di gruppi o soggetti stranieri dotati di grandi risorse economiche, fondazioni arabe, magnati americani, sceicchi, imprenditori cinesi o banche croate. Un affare che doveva concludersi con la costituzione di una “Limited”, società di diritto inglese assimilabile alla Srl italiana e il versamento di una consistente somma di denaro, solitamente pari a circa 30 mila euro, a carico dello stesso potenziale venditore, incassata la quale i proponenti il business si rendevano irreperibili; intervenendo nel contesto di pratiche per l’ottenimento di mutui o prestiti, in cui pure veniva previsto il ricorso alla costituzione di società straniere a spese del malcapitato, anche qui con l’incasso del denaro e la susseguente irreperibilità dei truffatori intermediari; direttamente acquistando beni mobili, in cui veniva prospettato a esercenti commerciali le esigenze di terzi di (a loro volta) acquisire materiali e arredi di vario genere in pronta consegna, ritirando poi la merce con la contestuale consegna di assegni, sempre inesigibili perché facenti parte di carnet oggetto di furto o di smarrimento.
Rilevante il valore dei patrimoni immobiliari oggetto degli affari, fatti apparire come di facile realizzazione da parte dei sodali. In realtà non era così, visto che il valore degli immobili che gli indagati hanno finto di poter far monetizzare alle vittime dei propri raggiri era superiore a 150 milioni di euro. A fronte delle condotte tracciate, la Guardia di Finanza ha ricostruito i proventi illeciti incamerati dal dominus dell’associazione, che ammontano a 1 milione di euro, tra cui 84mila euro trasferiti in Egitto presso la filiale di una banca degli Emirati Arabi Uniti e 170mila per gli arredi e i materiali edili acquisiti, anch’essi, tramite truffe. Nelle trame di una di queste era incappato tra l’altro l’ex viceprefetto dell’Isola d’Elba, G.D., il quale, come emerso in una parallela vicenda giudiziaria, dopo il torto immobiliare subito, si era procurato degli ordigni di natura deflagrante allo scopo di danneggiare l’auto di N.C. In quell’occasione, la ritorsione venne fermata dal tempestivo intervento dei Baschi Verdi. Nei confronti di N.C. oggi però è stato operato il sequestro di tutte le sue auto di lusso: un’Audi R8 coupé, un’Audi A6 allroad, una Range Rover e una Mercedes Cla Amg, del valore complessivo di oltre 260mila euro.
Le Fiamme Gialle, sempre su ordine dell’autorità giudiziaria, hanno dato esecuzione anche alla confisca a titolo definitivo della prestigiosa villa con piscina ove dimorava N.C., del valore di mercato di 3 milioni di euro, ubicata in zona residenziale poco distante dalla Terrazza Mascagni e dal lungomare di Livorno, dove il dominus si era trasferito, pur non avendone titolo e che il truffatore ha utilizzato più volte come opulenti location per gli incontri nei quali proponeva i propri discutibili affari. La confisca segna la conclusione della pregressa vicenda giudiziaria coinvolgente l’odierno arrestato G.D., già imprenditore incorso nel fallimento di una società per azioni con la quale, all’epoca, gestiva investimenti immobiliari e strutture turistico-ricettive sulla Costa degli Etruschi. Oltre alla villa, la stessa confisca comprende anche un appartamento nel centro di Livorno e un terreno edificabile nel quartiere labronico di Scopaia. IN ALTO IL VIDEO