Dalle prime luci dell’alba militari del comando provinciale di Lodi hanno eseguito una complessa misura personale e reale nei confronti di una famiglia di imprenditori lodigiani per associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento dei lavoratori, all’estorsione, all’evasione fiscale ed al riciclaggio dei relativi proventi. L’attività di indagine condotta dal Gruppo di Lodi, sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, ha consentito di disvelare una vera e propria organizzazione criminale avente una solida struttura piramidale, leader nel trasporto conto terzi, avente oltre 150 dipendenti.
Una vera e propria galassia di società costituite con l’unico scopo di evadere il fisco (oltre 60 i milioni di fatture per operazioni inesistenti emesse) ha permesso di creare fondi neri per oltre 20 milioni di euro i quali riciclati, ed in parte reimpiegati nelle attività aziendali, hanno consentito a questa impresa criminale di accaparrarsi enorme fette di mercato della grande distribuzione organizzata, tanto da farla divenire uno dei gruppi di riferimento nazionale per il trasporto delle merci deperibili.
La sagacia criminale era abbinata, però, anche ad una spregiudicata gestione dei dipendenti attraverso il sistematico ricorso a condotte estorsive e alla violazione della normativa sul lavoro con: la corresponsione di retribuzioni in modo difforme dai contratti collettivi nazionali e territoriali; la decurtazione dello stipendio per ogni giorno di assenza o di ferie fruito; l’imposizione di turni massacranti, anche di 18 ore continue, senza la prescritta fruizione dei riposi; l’imposizione dell’utilizzo di doppi dischi tachigrafi cartacei dei mezzi che venivano distrutti al termine del tragitto; l’obbligo di lavorare in precarie situazioni di sicurezza ed igiene (alloggiamento dei lavoratori in ambienti degradati, mancata effettuazione delle visite mediche previste).
Queste condizioni vessatorie sono state accettate dai dipendenti solo dietro la continua minaccia del licenziamento e facendogli sottoscrivere contratti di lavoro a tempo determinato della durata di pochi mesi (a volte anche 30 giorni), non rinnovati a coloro che non sottostavano a tale modus operandi aziendale. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lodi ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari per il dominus dell’organizzazione (P.R., di 52 anni), l’obbligo di firma alla polizia giudiziaria per quattro associati (P.S., di 30, P.M. di 35, M.P. di 58 e P.G.R. di 41) nonché il sequestro di oltre 20 milioni di euro pari all’imposta complessivamente evasa; oggetto di sequestro sono stati i beni mobili ed immobili intestati agli indagati.