(di Vito Faenza – “ProfessioneReporter.eu”) – Mario De Michele davanti al pm della Direzione distrettuale antimafia, che lo interrogava, è crollato e ha ammesso di aver sparato tre colpi di pistola, il 5 maggio scorso, contro la parete di una stanza di casa sua e di essersi spedito una busta con una pallottola qualche giorno prima. Così il presunto giornalista anticamorra, che per un paio di mesi è stato intervistato in trasmissioni televisive ed è intervenuto in alcuni talk show, che ha avuto solidarietà da una parte del mondo giornalistico (dal Sindacato all’Ordine dei Giornalisti), ha dovuto ammettere che era tutta una farsa.
I magistrati della Procura antimafia non si sono fermati all’avviso di garanzia per calunnia, ma stanno andando a verificare alcune delle denunce (anche per estorsione) presentate nel corso degli ultimi anni contro De Michele. La scoperta che si è inventato tutto ha procurato molto imbarazzo nell’ambiente giornalistico, solidale fino a far arrivare a Caserta il viceministro dell’Interno, Mauri. Nella redazione locale de Il Mattino il vice ministro ha incontrato i cronisti minacciati dalla malavita e non solo. Al rappresentante del governo De Michele ha chiesto un’auto blindata. La scorta che gli era stata concessa alla fine del 2019, secondo lui, non bastava più. Ed ecco che arrivano i colpi di pistola contro la sua abitazione e la pallottola in busta chiusa.
De Michele nega che il presunto agguato che lo aveva messo sotto i riflettori, quello del 14 novembre scorso sia falso. Ha sostenuto che alcuni uomini armati lo avevano seguito e avevano esploso dieci colpi di pistola contro la sua auto (senza mandare nessun proiettile a segno). Dal primo momento, però, gli investigatori hanno avuto dei dubbi. “Sarebbe la prima volta che la camorra fa cilecca in un agguato”, commentava un carabiniere qualche giorno dopo l’episodio. Anche se De Michele sostiene che quell’attentato è vero, i magistrati della Procura antimafia hanno emesso un avviso di garanzia nei confronti del suo “vicedirettore”, l’avvocato Pasquale Ragozzino, un passato da ex allievo carabiniere. A Ragozzino sono state sequestrate numerose armi ora all’esame del Ris dei Carabinieri per verificare se possono esser state usate nel corso del primo presunto attentato. A insospettire i Carabinieri il fatto che sul luogo del presunto agguato non sia stato rinvenuto alcun bossolo. Da quel momento De Michele è stato tenuto sotto stretta sorveglianza, non solo da parte della sua scorta.
L’imbarazzo è stato notevole per chi lo aveva subito indicato come “vittima”. L’associazione Articolo 21, che si è spesa tanto per De Michele, ha pubblicato un lungo comunicato nel quale tra l’altro riconosce che si moltiplicano “le critiche e le perplessità anche della categoria” e prosegue sostenendo che questo nulla toglie al grave problema delle minacce ai cronisti. Duro, invece, il Sindacato Unitario dei Cronisti della Campania che, assieme alla Fnsi, fa notare che le invenzioni di De Michele mettono a rischio i 4 giornalisti attualmente sotto scorta in provincia di Caserta. “A tutela dei colleghi minacciati e impegnati sul territorio e più volte presi di mira dallo stesso De Michele sul suo sito internet, il sindacato si costituirà parte civile” alla fine del procedimento giudiziario. L’Ordine dei Giornalisti della Campania ha deferito al consiglio di disciplina De Michele e il suo vice direttore Ragozzino e ha istituito un “osservatorio etico” sulle minacce ai giornalisti di cui faranno parte il magistrato Aldo De Chiara, il presidente e il vicepresidente dell’Ordine, Ottavio Lucarelli e Mimmo Falco.
Adesso si riapre anche la partita dello scioglimento del consiglio comunale di Orta di Atella (un comune del casertano). Gli ex amministratori, presi di mira da una serie di articoli di De Michele, chiedono di leggere le dichiarazioni del giornalista rese alla commissione di accesso che ha portato allo scioglimento. C’è, anche, il sindaco di Parete (Caserta), Gino Pellegrino, che ha denunciato per estorsione il direttore di Campania Notizie perché lo aveva minacciato dopo la revoca dei contratti pubblicitari con la testata. Successivamente a queste minacce era stato oggetto di articoli del giornale online. “Mi auguro che a questo punto si faccia chiarezza anche su tutto il pregresso”, ha dichiarato Pellegrino alla giornalista de Il Mattino, Mary Liguori. Anche Lorenzo Diana, segretario della commissione antimafia presieduta da Violante, presidente della Rete Nazionale per la Legalità e consigliere della Fondazione Caponnetto, è stato oggetto di attacchi di De Michele. Per questo è stato tra i tanti a non dargli solidarietà dopo l’episodio del 14 novembre e oggi ricorda la sua battaglia per una informazione pulita in provincia di Caserta.
Sui social si alternano commenti di semplici cittadini che chiedono di essere ascoltati dai magistrati a quelli dei cronisti campani da anni in prima linea nel descrivere i fenomeni criminali. Un commento amaro viene da Gigi Di Fiore, inviato de Il Mattino, che ha scritto: “Da vecchio cronista di giudiziaria custodisco fin troppi atti firmati da magistrati in cui si accenna a minacce a giornalisti che non hanno poi avuto seguito in rinvii a giudizio o sentenze”. Scorrendo l’archivio del giornale di Di Michele si scoprono attacchi ai referenti di Libera o a un corrispondente di “La Repubblica”. Anche su questo Sindacato e Ordine dovranno fare chiarezza. Ogni giorno si apprendono nuovi particolari sugli articoli “orientati” del giornale on line.