I militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 10 persone originarie del Pakistan e dell’Afghanistan, accusate di far parte di un’associazione per delinquere dedita al traffico di eroina su scala internazionale. Le indagini, eseguite su delega della Direzione distrettuale antiamfia e sviluppate con la proficua collaborazione della National Crime Agency britannica, anche grazie al coordinamento assicurato dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno, hanno permesso di riscostruire l’operatività di un agguerrito sodalizio, facente parte di un vero e proprio network del narcotraffico, dotato di notevoli risorse economiche e di importanti disponibilità di stupefacente da destinare ai propri sodali dislocati in vari Paesi europei (oltre all’Italia, Gran Bretagna, Grecia, Olanda e Francia).
In particolare, l’organizzazione criminale, capeggiata da Z.G.M., 50 anni, che aveva stabilito a Roma la base operativa da cui coordinare le importazioni per tutta l’Europa, in gran parte operate utilizzando i cosiddetti “ovulatori” o “ingoiatori”, era contraddistinta da una “doppia anima”, locale e globale: locale poiché aveva accentrato in alcuni quartieri romani, in particolare a Torpignattara – zona caratterizzata da una forte presenza afghana e pakistana – le fasi di stoccaggio e consegna della droga; globale in quanto capace, grazie a un’articolata rete di conoscenze e connivenze, di: proiettarsi in diverse aree geografiche, invadendo piazze di spaccio anche solo per brevi periodi; reperire l’eroina attraverso molteplici canali internazionali, mantenendo costanti e dirette relazioni “commerciali” e criminali con i Paesi d’origine, Afghanistan e Pakistan.
L’approfondita analisi del circuito relazionale di tutti gli indagati permetteva di scoprire, tra l’altro, come due degli elementi di spicco dell’organizzazione – M.B., 35 anni, e M.K.Z., 42 anni, entrambi oggetto di misura cautelare – avessero tra i loro contatti di facebook un soggetto con cui avevano condiviso fotografie in cui venivano ritratti nella locale piazza Vittorio. In altre foto postate sul social network quest’ultimo soggetto veniva immortalato armato di pistola e fucile mitragliatore Ak 47 “kalashnikov”.
Nel corso degli accertamenti, durati oltre un anno, gli specialisti del Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma hanno arrestato 9 corrieri di nazionalità pakistana, afghana e siriana e sequestrato oltre 25 chili di stupefacente di altissima qualità. Analogamente a quanto avviene in seno alle organizzazioni di più elevata caratura criminale, gli indagati reagivano ai vari interventi repressivi cercando di comprenderne le “cause”, pianificando nuove strategie operative e garantendo ai corrieri tratti in arresto una sorta di “mutua assistenza criminale”, ossia assistenza legale nel processo e aiuti economici ai familiari. IN ALTO IL VIDEO