Carinaro, Masi ad Affinito: “Non ho scialacquato come il figliol prodigo!”

di Redazione

Carinaro (Caserta) – Non si fa attendere la replica del consigliere Stefano Masi alle dichiarazioni rilasciate dal sindaco Nicola Affinito a commento della lettera di dimissioni dalla carica di capogruppo di maggioranza e di delegato all’Urbanistica rassegnate dall’avvocato carinarese che ha parlato di diversi ostacoli trovati finora lungo il cammino amministrativo iniziato circa 11 mesi fa.

A seguire la lettera, la seconda, inviata da Masi al primo cittadino. «Gentile Sindaco, la tua pubblica interpretazione della mia rinuncia all’incarico di capogruppo e di delegato all’Urbanistica meriterebbe una mia dettagliata replica.  Mi rendo conto, però, che essa servirebbe soltanto a peggiorare i nostri rapporti personali, che è l’ultima delle mie intenzioni, anche alla luce del tuo espresso invito ad abbassare i toni e alla tua preannunciata volontà di aprire un momento di chiarimento all’interno della maggioranza consiliare al quale di certo non mi sottrarrò, visto che, come chiarito nella mia lettera di dimissioni, ho lasciato alcune deleghe ma non la maggioranza.

Non posso però fare a meno di fare soltanto qualche breve riflessione su alcune ricostruzioni da te fatte circa atti e avvenimenti che hanno motivato il mio gesto, che non è stato improvviso, né improvvido, né tanto meno istintivo. Chiariamo innanzi tutto che appellarsi all’emergenza Covid rispetto a una questione “appesa” dal giorno del nostro insediamento è stato piuttosto incauto da parte tua. Sai bene che le possibili dimissioni dalla delega Urbanistica, persistendo l’inerzia di cui tu, in via prioritaria, devi individuare le responsabilità, erano state da me preannunciate a più riprese, nei mesi scorsi e, recentemente, in alcuni messaggi privati. Non era più tollerabile che, a distanza di quasi 8 mesi dall’impegno da te assunto nel consiglio del settembre 2019, l’amministrazione non riuscisse, neppure, a fare un minimo atto di impegno del valore di 4/5 mila euro, nonostante i miei reiterati tentativi per superare tutti gli ostacoli insorti. Così come l’eterogeneità della nostra coalizione non giustifica alcunché: il parere pro-veritate avrebbe dovuto riguardare la legittimità della variante urbanistica, non certo il merito. Ma al di là di tutto ciò, affinché non sia scambiato ancora una volta il morbo con il sintomo, ho il dovere di evidenziare che gli ostacoli legislativi di cui tu parli, semplicemente, non esistevano.

Mi dispiace, pertanto, dover ribadire a te e ai lettori (nonché ai tuoi illuminati consulenti giuridici) che “il piano delle consulenze” o i limiti di spesa imposti dal DL. 78/2010 erano un falso problema. Il piano delle consulenze è approvato con una semplice delibera di consiglio comunale. Quanto ci vuole a preparare una delibera di Consiglio e approvarla? Se c’è la volontà, 7 giorni sono più che suffcienti: davvero è stato questo il problema che ha bloccato l’amministrazione per 10 mesi?  Ma non solo: anche i vincoli che imponeva il DL 78/2010 alle spese per consulenze sono stati un falso problema. Chi si è fermato al dato normativo avrebbe dovuto sapere che finanche la Corte Costituzionale, con le sentenze n. 139/2012 e n. 173/2012, ha chiarito che le tante voci di spesa sottoposte a limite dal DL 78/2010 sono tra loro compensabili. In sostanza, era possibile, come succede in tutte le famiglie per le spese improvvise, effettuare un taglio su una di quelle voci soggette a limite per dirottare le risorse risparmiate su quelle maggiormente necessarie. Ma, ti domando: a chi è affidato il compito di trovare queste soluzioni di natura tecnica? Sebbene quel qualcuno non fosse il sottoscritto, ho comunque indicato il sentiero da seguire, senza che la mia tesi sia stata mai considerata meritevole neanche di esser presa in considerazione per un approfondimento.

Il parere urbanistico da richiedere, caro Sindaco, non era un mio affare o interesse privato e mi dispiace che agli occhi di qualche collega sia passato per tale. Esso riguardava l’intera Carinaro in quanto la variante urbanistica, approvata dal Commissario Palmieri, incideva su un’importante area agricola del nostro territorio, oltre ad incidere sul futuro della nostra comunità. Ecco perché riguardava l’intera amministrazione comunale. Non è certo un caso se, nel capitolo relativo al territorio e alla strumentazione Urbanistica, il primo grande principio scolpito nel nostro programma elettorale, per cui tanto mi sono battuto, recita testualmente: “Nel rispetto dello strumento urbanistico approvato nel 2012, ogni incremento del consumo di suolo non coerente col piano regolatore, dovrà essere sottoposto alla volontà del consiglio comunale al fine di evitare la ulteriore distruzione del territorio agricolo di pregio”.

Dati i fatti, questo principio imponeva che la questione fosse messa al primo punto dell’agenda politica della nostra amministrazione. E’ stato così? Non centrano niente, pertanto, né le eventuali indagini sulla vicenda né i ricorsi amministrativi proposti dai privati. Noi rappresentiamo interessi diversi che vanno al di là di quelli appena citati: noi rappresentiamo il popolo e fino a ora sul punto non abbiamo ancora avuto la possibilità di poterci esprimere. Detto ciò, apprendo con piacere che, dopo le mie dimissioni, è stato approvato l’avviso pubblico per acquisire il parere urbanistico; se avessi saputo che bastava così poco, l’avrei fatto molto prima: gli interessi della nostra comunità valgono molto più della vanità personale e di qualche gallone sulle spalle del sottoscritto. In ogni caso, ciò dimostra che si poteva agire molto prima e che, da parte di qualcuno, è mancata la volontà. E lo dico sopra tutto se considero la nota che mi ha inviato recentemente il Geom. Ausilio, sulla quale stendo un velo pietoso, e l’impegno di spesa di 3.000 euro finalmente assunto dal dott. Fattore su un capitolo di spesa che – ricordavo – avesse una capienza di soli 2.000 euro. Spero soltanto che, per non dimostrare di aver seguito un consiglio del sottoscritto, questa vicenda non finisca con una toppa peggiore del buco!

Permettimi, poi, una chiosa: rileggi con attenzione la parabola del figliuol prodigo. Quest’ultimo si fece dare dal padre la parte della sua eredità che presto scialacquò, finendo sul lastrico: perciò decise di tornare a casa chiedendo perdono. Io, invece, non ho scialacquato alcunché, perché non ho mai chiesto niente per me. Fino ad ora mi sono battuto per l’affermazione di alcuni principi del nostro progetto politico, con onestà, convinzione ed entusiasmo. Quei principi riassumibili nella parola “cambiamento” sono ancora comuni a tutta la maggioranza? Rileggi, pertanto, insieme a tutti i colleghi la mia lettera con la dovuta freddezza: ho voluto dare uno scossone alla nostra compagine, nella speranza di aiutarla a tornare nello spirito e negli ideali per cui era nata. Allora? Ritieni ancora io abbia qualcosa da farmi perdonare? Al contrario, senza cioè aspettarmi premi, ti invito ancora una volta a dare una completa svolta all’azione di governo della Città, in direzione di una netta discontinuità col passato, e, quale buon padre di famiglia, ad adoperarti affinché tutti si convincano che siamo una squadra ai cui componenti deve essere garantita pari dignità, amicizia e rispetto. E, infine, è indispensabile che una volta per tutte ci si convinca che alla politica spetta il compito di dare gli indirizzi e fissare gli obiettivi e che alla burocrazia spetta soltanto il compito di attuarli secondo i principi di legalità, efficienza, economicità e imparzialità. Alterare o sovvertire questa regola sancita nelle leggi dello Stato equivarrebbe a calpestare i valori e i principi fondamentali della democrazia».

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