Sostegno alla partecipazione di mostre e fiere per la promozione del made in Italy con un finanziamento di 520 milioni di euro, dei quali 320 a fondo perduto, al fondo rotativo dal quale le imprese possono accedere: è uno degli strumenti che il sottosegretario al ministero degli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale, Manlio Di Stefano, rivendica come scelta sostanziale dell’attuale governo in aiuto alle imprese italiane impegnate sui mercati esteri. Ma è uno strumento che da solo, certo, non basta: l’emergenza covid impone oggi con ancora più urgenza il ricorso a strumenti molteplici e innovativi per aiutare le nostre imprese ad essere competitive sui mercati esteri. “Sono strumenti che partono dal classico sostegno economico ma che puntano soprattutto verso una vera e propria digitalizzazione dei processi e dei servizi – ha detto il sottosegretario – A partire dai webinar che stiamo svolgendo, e che continueremo a fare nel prossimo futuro, fino a progetti più ambiziosi come il digital export manager”.
Di Stefano è intervenuto al webinar “L’Internazionalizzazione in tempi di crisi: quali opportunità” organizzato dall’Associazione per l’Internazionalizzazione dei Commercialisti ed Esperti contabili, presieduta da Giovanni Gerardo Parente. Nel corso dei lavori i rappresentati dell’associazione, professionisti che per loro natura meglio conoscono le esigenze delle realtà imprenditoriali, hanno indicato le criticità innescate dall’emergenza virus e proposto una serie di interventi precisi. “Noi commercialisti, come consulenti di impresa, siamo molto preoccupati degli effetti del coronavirus sul commercio mondiale. Le previsioni Istat della settimana scorsa prevedevano per l’Italia un calo del 17 per cento sia come import sia come export – sottolinea Donatella Vitanza vicepresidente dell’Aicec – Come associazione promuoviamo il dialogo tra le istituzioni le imprese affinché vengano messe a disposizione delle aziende, soprattutto a quelle di piccole dimensioni, strumenti utili per affrontare il mercato estero quali i finanziamenti e le competenze. Competenze soprattutto digitali”.
All’incontro ha partecipato tra gli altri Alfonso Dolce (D&G) che ha puntato il dito sulla necessità di intervenire radicalmente sulla strada della semplificazione di tutti gli aspetti burocratici che imbrigliano le imprese italiane impegnate sui mercati stranieri. “Gli imprenditori non hanno bisogno solamente di fondi perduti o di attenzione particolare – ha detto Dolce – hanno bisogno semplicemente di semplificazioni per poter esportare; perché i prodotti italiani in Italia vengono sì apprezzati, ma purtroppo spesso non rientrano nel potere di acquisto degli italiani stessi”.
Ma il sostegno all’internazionalizzazione delle nostre imprese non va interpretato solo come necessità dei grandi marchi del Made in Italy, ma come una vera e propria chiave strategica per l’intero sistema produttivo del Paese. “Il 97 per cento delle imprese italiane è costituito da micro imprese, ovvero aziende con un volume di affari inferiore ai due milioni di euro e meno di 10 dipendenti – ha ricordato Francesco Corbello, commercialista e partner strategico degli Emirati Arabi – Dunque se si vuole internazionalizzare il sistema paese bisogna puntare sulle microimprese; e puntare sulle microimprese significa colloquiare con i dottori commercialisti che con la loro consulenza, con la loro specializzazione, possono condurre correttamente tale categoria di imprese sui mercati internazionali”. IN ALTO IL VIDEO