La compagnia della Guardia di Finanza di Capua ha eseguito un decreto di sequestro preventivo di due impianti di distribuzione stradale di carburante, situati nell’Alto Casertano, rispettivamente a Roccaromana e Sant’Angelo d’Alife. La misura cautelare è stata disposta dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta della Procura sammaritana, e fa seguito ad un altro analogo provvedimento, eseguito lo scorso novembre nei confronti dello stesso gestore, ma con riferimento ad un altro impianto sito a Riardo, tutt’ora sottoposto a sequestro.
Già all’epoca gli accertamenti, anche di natura tecnica, svolti dalle Fiamme Gialle avevano permesso di accertare che la stazione di servizio risultava aver erogato carburante, gasolio e benzina, non conforme agli standard normativi, in violazione anche alla regolamentazione in materia di accise. In particolare, si accertava che la benzina venduta aveva un numero di ottani inferiore al minimo di legge, non garantendo così una corretta combustione, mentre il gasolio era stato miscelato illegalmente con olio lubrificante, alterando anche il tenore di zolfo con ripercussioni anche sotto il profilo dell’inquinamento ambientale dovuto ai residui della combustione. Quale ulteriore riscontro dell’illecita miscelazione, durante l’esecuzione del sequestro veniva inoltre rilevata una notevole eccedenza di gasolio nelle cisterne, che il proprietario del distributore non era stato in grado di giustificare contabilmente.
I successivi approfondimenti svolti dai finanzieri sono stati estesi anche ad altri due impianti risultati gestiti dallo stesso imprenditore, per verificare, anche per questi, la corretta composizione dei carburanti in vendita ovvero l’illegale miscelazione dei prodotti stoccati nei serbatoi con altre sostanze, esenti o soggette ad una minore imposizione fiscale. Anche in questi casi, tuttavia, mediante il prelevamento e l’analisi dei campioni di prodotto è stato possibile accertare che la composizione della benzina erogata non era conforme alle prescrizioni della normativa vigente mentre il gasolio risultava miscelato con tagli di idrocarburi differenti – uno con caratteristiche simili al gasolio ed uno con caratteristiche simili ad olio lubrificante – e, quindi, difforme da quello il cui uso è destinato ad autotrazione, a dimostrazione della recidività delle condotte fraudolente, poste in essere dal gestore anche successivamente al sequestro del primo impianto.
Il titolare dell’impianto, D.A., 42 anni, oltre a dover rispondere del reato di frode in commercio nei confronti dei clienti, è ora indagato anche per la “sottrazione al pagamento dell’accisa sugli olii minerali” in quanto ha alterato e miscelato i prodotti energetici commercializzati al fine di aumentare la quantità del prodotto venduto e pagare un’imposta sulle accise inferiore rispetto a quella assolta sui singoli componenti della miscelazione. Il meccanismo fraudolento ha consentito alle società del gruppo, appartenenti al circuito delle “pompe bianche”, di vendere i loro prodotti a cifre sensibilmente inferiori rispetto a quelle di mercato, attuando così una vera e propria concorrenza sleale nei confronti degli operatori onesti che devono invece rivendere il prodotto a prezzi più alti per garantirsi il giusto profitto d’impresa. IN ALTO UNA GALLERIA FOTOGRAFICA