Droga dall’Olanda al Nord Italia, sgominata banda italo-albanese

di Redazione

Operazione “Eat Enjoy” condotta dalla Polizia di Stato, con il coordinamento della  Direzione Distrettuale Antimafia di Trieste, che ha sgominato un’organizzazione criminale dedita al traffico internazionale di cocaina ed eroina. 26 gli indagati residenti in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Toscana, Umbria e Liguria, ma anche in Olanda, raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare e accusati, a vario titolo, di associazione, importazione, trasporto e detenzione a fini di spaccio di droga. Perquisizioni anche in Lombardia, tra le province di Milano, Brescia e Piacenza.

Gli arresti, disposti dal giudice per le indagini preliminari di Trieste Massimo Tomassini, su richiesta del pubblico ministero antimafia Massimo De Bortoli, sono scattati al termine di un’indagine durata oltre due anni, effettuata dalle Squadre Mobili di Trieste e Udine con il Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato e con la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga. Coinvolte nell’operazione le Squadre Mobili delle Questure di Trieste e Udine, il Servizio Centrale Operativo con il supporto del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (con il dipendente Esperto per la Sicurezza nei Paesi Bassi), e le Squadre Mobili di Gorizia, Perugia, Genova, Imperia, Grosseto, Pordenone, Savona, Lucca, Vicenza, Treviso.

E’ emerso che due corrieri della droga, entrambi italiani (un 40enne di origini campane ed un 62enne friulano) rispettivamente residenti nelle province di Trieste e Udine, facevano capo ad un’organizzazione albanese la cui sede di smercio della droga è stata individuata in Olanda, nella città di Rotterdam, e con cellule sparse in diversi centri italiani; lo stupefacente, introdotto in territorio nazionale occultato in vetture attrezzate con doppi fondi, veniva poi consegnato in ragione delle necessità “di mercato” presso i vari referenti territoriali che si occupavano di spaccio. Di nazionalità albanese le cellule operanti in Italia destinatarie della droga da spacciare nei territori di competenza; tutte ad eccezione di due italiani, uno ligure e l’altro calabrese, individuati ad Arma di Taggia (Imperia). Oltre alla cessione di diversi chilogrammi di droga ai vari destinatari facenti parte del circuito albanese, i due corrieri italiani residenti nel Friuli hanno gestito autonome reti di spaccio a favore di fidati clienti residenti nella provincia di Trieste e nelle provincie di Vicenza, Treviso e Pordenone.

Le indagini sono state avviate a seguito delle dichiarazioni rese nel gennaio 2018 dal corriere di origini campane, coniugato con una donna albanese (anch’essa sottoposta agli arresti domiciliari) entrambi residenti a Duino (Trieste). Il corriere, preoccupato dall’accusa dell’organizzazione criminale, a suo dire infondata, d’essersi appropriato di un carico di 14 chili di cocaina, dopo esser stato trattenuto a Rotterdam ed “interrogato” con metodi brutali dai suoi complici, intenti a scoprire la fine del carico sparito, tornato in Italia (avendo i di lui familiari albanesi acquisiti, garantito per lui rifondendo, la perdita del carico di cocaina, il sodalizio criminoso con qualche centinaio di migliaia di euro), su consiglio di un proprio congiunto estraneo al sodalizio criminoso, si portava alla Questura di Udine dove raccontava oltre all’episodio di cui era stato vittima in Rotterdam, gran parte della propria attività criminale del precedente 2017 quale corriere dell’associazione dedita al traffico di cocaina/eroina.

Forniti dettagli in merito al contesto criminale in seno al quale aveva operato, sono state avviate immediate attività investigative da parte delle Squadre Mobili di Trieste e di Udine a riscontro delle dichiarazioni del campano, che peraltro apparivano sostanzialmente verosimili sin dall’inizio, visto che l’uomo si autoaccusava d’avere introdotto in Italia, per conto dell’organizzazione albanese, circa 750 chili tra cocaina ed eroina a fronte di considerevoli somme di denaro spostate in Olanda quali provento della vendita dello stupefacente; i trasporti dello stupefacente e dei corrispettivi in denaro venivano effettuati all’interno di doppifondi ricavati in vetture preparate dalla medesima compagine criminale, utilizzate dai corrieri ed intestate agli stessi. Estromesso il corriere campano, le investigazioni hanno dimostrato come il suo posto sia stato preso da un suo complice, un uomo di sessantadue anni residente a Latisana (Udine), il quale, fattosi avanti, otteneva dall’organizzazione criminale due vetture con doppifondi utili per il trasporto di droga e denaro.

L’attività illecita “in solitaria” da parte di quest’ultimo, portata avanti con grande determinazione e capacità delinquenziale, ha avuto inizio nel corso del 2018, allorquando, a decorrere dal mese di aprile, ha cominciato ad effettuare viaggi dall’Italia all’Olanda, sempre presso la medesima officina, dove recuperava lo stupefacente da consegnare alle cellule residenti in Italia, prelevando da queste le somme di denaro destinate alla base olandese. L’uomo, particolarmente accorto e smanioso di effettuare viaggi e consegne droga/denaro allo scopo di ottenere sempre maggiori guadagni ricavati in percentuale dai carichi consegnati, al fine di eludere eventuali controlli anche all’estero, si spacciava quale rappresentante di prodotti italiani e, in occasione delle trasferte illecite, applicava sugli sportelli delle vetture in uso dei pannelli pubblicitari con l’insegna “Eat Enjoy”, caricando nell’abitacolo del mezzo una divisa da cuoco e prodotti alimentari della tradizione italiana.

In tale contesto, dalle investigazioni svolte, è emerso come in più circostanze, dall’aprile al luglio del 2018 tale ulteriore corriere abbia introdotto in Italia e recapitato ai vari destinatari circa 32 chili di cocaina, a fronte di una somma complessiva di 500mila euro consegnata ai vertici dell’organizzazione. Man mano è stato possibile identificare i diversi destinatari della droga in occasione delle varie consegne effettuare a Foligno (Perugia), Perugia, Marina di Grosseto (Grosseto), Toirano (Savona), Genova, nelle provincie di Vicenza e Treviso, nonché ad Arma di Taggia (Imperia); proprio in quest’ultimo centro, il 16 luglio 2018, a riscontro delle investigazioni, sono stati sequestrati circa 5 chili di cocaina ad elevatissimo grado di purezza destinata al mercato locale. Giova al riguardo precisare che il destinatario di tale considerevole quantità di cocaina è a capo dell’unico gruppetto, o cellula, di italiani al quale sono stati effettuate le consegne di stupefacente, rispetto a tutte le altre formate da soggetti di nazionalità albanese. Non solo, in una circostanza, proprio a seguito dei dissapori sorti all’interno dell’organizzazione a causa del sequestro di tale quantitativo di coca, il 62enne friulano, allo scopo di chiarire la vicenda con il complice calabrese operante ad Arma di Taggia, è stato fermato in autostrada mentre si recava in Liguria per un incontro chiarificatore; nel contesto si faceva accompagnare da due suoi fidati complici, uno dei quali, trovato in possesso di una pistola, è stato tratto in arresto.

Parallelamente, è stato anche documentato come il corriere di origini campane residente a Duino e la moglie albanese, dopo l’esclusione del primo dal contesto criminale, si siano comunque dedicati allo spaccio di cocaina a favore di consolidati clienti residenti a Trieste e Duino, i quali, a loro volta, alimentavano autonome reti di spaccio. In particolare, la donna, mostrando a tratti un certo astio nei confronti del marito oramai bandito dall’associazione e privata dei proventi economici ottenuti per i servizi resi, ha cominciato a gestire in prima persona lo spaccio della cocaina che erano rimaste nella loro disponibilità, anche al fine di recuperare quanto più denaro possibile, in parte destinato a pagare all’organizzazione albanese la somma pretesa a ristoro della perdita della partita di cocaina del dicembre 2017 (attribuita dai capi dell’organizzazione al di lei marito). La donna, incurante delle possibili conseguenze penali, ha personalmente curato più consegne di cocaina a fidati clienti, cercando di scongiurare eventuali controlli di polizia portando con sé, in alcuni casi, la figlia in tenera età (all’epoca quattro anni). Infine, si è accertato come il corriere di Latisana, la cui moglie è stata sottoposta ai domiciliari, oltre a rifornire, come da istruzioni dei soggetti apicali, le varie cellule dell’organizzazione albanese in Italia, sia stato autorizzato a spacciare a sua volta ad alcuni suoi contatti operanti tra il Friuli ed il Veneto.

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