Tra le province di Salerno, Cosenza e Trento, i carabinieri del comando provinciale salernitano, supportati dai colleghi dei reparti territorialmente competenti, del 7° Nucleo Elicotteri di Pontecagnano e del Nucleo Cinofili di Sarno, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare – emessa dal Tribunale di Salerno, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia – nei confronti di 38 indagati (16 in carcere e 22 agli arresti domiciliari), accusati, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto abusivo di arma da guerra, lesioni, danneggiamento seguito da incendio ed estorsione.
I provvedimenti scaturiscono da una complessa ed articolata indagine avviata dalla Compagnia di Salerno nel 2017 e svolta con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia. È stata condotta con metodi tradizionali, con il supporto di attività tecniche e mirati servizi di osservazione, controllo e pedinamento, resi ancor più difficili dal contesto urbanistico dell’area d’intervento (in particolare, del centro storico della città, fatto di budelli e vicoli). L’indagine ha permesso di ricostruire l’esistenza di un’associazione a delinquere dedita alla commissione dei suddetti delitti, con una disponibilità di notevoli quantitativi di stupefacente del tipo cocaina, hashish, eroina, eccetera, gravitante attorno alla figura di Ciro Persico. Quest’ultimo, originariamente legato al clan d’Agostino con ruolo di rilievo, è non a caso definito il “boss del centro storico” di Salerno, poiché, in seguito all’arresto dei vertici del clan, ha continuato a mantenere il controllo dello spaccio nel cuore della città, rappresentando l’autorevole figura di riferimento necessaria al gruppo criminale investigato per imporre nuovamente un cartello nelle piazze di spaccio del capoluogo e non solo.
Il nome dell’operazione ruota proprio intorno al Persico poiché, nel corso di una intercettazione telefonica, uno dei sodali asseriva come il suo principale obiettivo non fosse l’affermazione economica, bensì il prestigio, l’ascendente, e, quindi, il riconoscimento unanime di capo indiscusso dell’organizzazione, come confermato dai suoi gregari, i quali, in una circostanza, per formalizzare l’ingresso di alcuni di essi nel suo gruppo, vollero donargli un fucile a canne mozze, sequestrato però dai carabinieri poco prima della consegna. Persico è risultato il dominus della distribuzione di grossi quantitativi di sostanza stupefacente di ogni tipo non solo nel centro storico (zona più volte sotto riflettori di autorità e stampa e preminente problematica degli abitanti del luogo, per via del degrado connesso con la diuturna attività di spaccio), ma anche in altre zone della città ed altri Comuni della provincia, grazie al coinvolgimento di pregiudicati di livello, sebbene non direttamente inseriti nella consorteria. È stato proprio lui, con alcuni dei suoi più fidati affiliati, ad incontrare, in Bellizzi, esponenti del clan De Feo, per avere il loro assenso (poi ottenuto) al rifornimento di droga dei Comuni di Acerno e Montecorvino Rovella.
Nel corso delle indagini sono emerse, inoltre, concrete responsabilità in capo ai vertici dell’organizzazione riguardo ad alcuni atti intimidatori, tra cui l’incendio di diverse autovetture ed una gambizzazione ai danni di esponenti della stessa fazione criminale, per affermare la propria leadership sul controllo dello spaccio, in particolare nella frazione Matierno del Comune di Salerno, su cui avevano esteso il loro interesse. L’attenzione degli inquirenti si è poi rivolta allo storico gruppo delinquenziale di riferimento del “villaggio dei puffi”, area di edilizia popolare salernitana del quartiere Mariconda, legato ai pregiudicati Mauro Natella, Alfonso Fruncillo e Maurizio De Sio, che, per la vendita della droga, si avvalevano dei servizi di pusher domiciliati proprio in quel quartiere (talvolta legati ad essi da rapporti di parentela), approvvigionandosi della “merce” sia dal Persico che direttamente dall’hinterland napoletano. È stata, in sintesi, documentata una vera e propria guerra senza esclusione di colpi per il controllo delle piazze di spaccio in tutto il capoluogo salernitano ed in diversi Comuni della provincia, fatta di svariate aggressioni e gravi atti intimidatori perpetrati per tutto l’anno 2017. Nel corso dell’attività investigativa, che ha rivelato un fatturato illecito giornaliero di 4 mila circa, sono stati arrestati 11 indagati in flagranza di reato e sequestrati complessivamente circa 70 chili di stupefacente, ma anche 4 pistole e un fucile. IN ALTO IL VIDEO