Studi più regolari, età più bassa nel conseguimento della laurea, più tirocini curriculari: così migliora il profilo dei laureati pre-covid. Nel 2019 i segni sono quasi tutti positivi. Tendenziale incremento anche per il tasso di occupazione, rispetto al 2014: a un anno dal titolo +8,4 punti percentuali per laureati di primo livello e +6,5 punti percentuali per quelli di secondo livello. L’indagine parziale marzo-giugno 2020 (resasi necessaria per la situazione contingente dovuta dalla pandemia da Covid-19) registra, però, rispetto alla rilevazione del 2019, un calo di entrambe le quote: rispettivamente -9,0 e -1,6 punti percentuali.
In crescita l’efficacia della laurea con un aumento, rispetto all’indagine del 2014, di 11 punti percentuali per i laureati di primo livello e di 8,0 punti percentuali per quelli di secondo livello. Ma la pandemia fa registrare oscillazioni anche per i livelli di efficacia della laurea. Quanto alle immatricolazioni dall’anno accademico 2014/15 si è osservata una ripresa degli immatricolati. Nonostante ciò, dal 2003/04 al 2018/19 le università italiane hanno perso oltre 37 mila matricole (-11,2%). Nel periodo 2003/04 – 2018/19 il calo delle immatricolazioni risulta più accentuato al Sud e nelle Isole (-23,6%). Al Centro il calo è stato del 12,1% mentre al Nord si è registrato un lieve aumento (+6,1%).
Questa la fotografia emersa dal Rapporto 2020 AlmaLaurea sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati, presentato stamane, in diretta streaming, alla presenza del ministero dell’Università e Ricerca Gaetano Manfredi, del presidente del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, Ivano Dionigi, del direttore AlmaLaurea Marina Timoteo e in collegamento da remoto è intervenuto il Rettore dell’Università di Bergamo, Remo Morzenti Pellegrini, dove il 4 giugno si sarebbe dovuto svolgere il consueto convegno annuale. «Guardando ai dati di una recente ricerca Eurostat l’Italia è fanalino di coda per numero di laureati, classificandosi penultima solo prima della Romania. È necessario innalzare il numero di laureati, occorre dunque investire di più sul diritto allo studio», ha affermato il presidente Dionigi che ha poi presentato i dati di una rilevazione parziale effettuata nei mesi di lockdown del 2020.
L’indagine ha coinvolto, da marzo ai primi di giugno, oltre 100mila laureati del periodo gennaio-giugno 2019, di primo e di secondo livello, contattati a un anno dal titolo, e circa 50mila laureati del periodo gennaio-giugno 2015, di secondo livello, contattati a cinque anni dal titolo. I risultati parziali relativi a oltre 46mila interviste a un anno dalla laurea e a circa 19mila interviste a cinque anni hanno registrato che la situazione emergenziale non avrà effetti su preparazione o tempi di conseguimento del titolo. Gli uomini sono più ottimisti delle donne, le quali sono preoccupate soprattutto per il ritardo che potrebbero subire. Laurearsi conviene. Ancora una volta è stato ricordato che i laureati rispetto ai diplomati di scuola secondaria di secondo grado hanno più opportunità professionali e meglio retribuite durante l’arco della vita lavorativa: nel 2019, il tasso di occupazione della fascia d’età 20-64 è pari al 78,9% tra i laureati, rispetto al 66,3% di chi è in possesso di un diploma. Inoltre, la documentazione più recente a disposizione evidenzia che, nel 2015, un laureato guadagnava il 39,0% in più rispetto ad un diplomato.
Nel 2020 i dati parziali raccolti hanno mostrato ombre su alcuni dati positivi registrati nel Rapporto. Più colpite le fasce “deboli” della popolazione di laureati che hanno rilevato esiti occupazionali più preoccupanti: il Sud del nostro Paese con un meno 9% e, soprattutto, le donne evidenziano in generale i segnali di peggioramento più forti al meno 10%. Il ministro Manfredi ha annunciato misure specifiche per sostenere il diritto allo studio universitario confermando meno tasse e borse di studio per tutti gli idonei meritevoli. 40 milioni previsti nel decreto rilancio per le borse di studio e 20 milioni per voucher spendibili dagli studenti nell’acquisto di dispositivi e per sostenere i costi di connessione. Il direttore di AlmaLaurea, Marina Timoteo, ha concluso l’incontro con una relazione che ha toccato vari temi, dall’importanza dell’orientamento, dalla necessità di saperi multidisciplinari, dalla forza della contaminazione per concludere con un auspicio: «Ci sono segnali di dinamicità del sistema che si osservano a diversi livelli, nelle diverse aree del Paese, segnali, che intercettano la linea di tendenza dell’inter e della multidisciplinarietà, ci dicono che questa è la strada, una strada che va nella direzione di saltare le separazioni, di unire i saperi, di unire le competenze, di unire le persone». IN ALTO UNA GALLERIA FOTOGRAFICA