L’appuntato Giuseppe Montella, il 37enne “capo” della banda di carabinieri della caserma di Piacenza finita in carcere per reati che vanno dallo spaccio all’estorsione, amava il lusso anche se aveva uno reddito non compatibile con il suo stile di vita. Oltre ad avere 23 conti correnti, Montella negli anni ha cambiato undici auto, di cui quattro Bmw, una Porsche Cayenne, due Mercedes e 16 moto, vantandosi sui social.
L’inchiesta ha prodotto oltre 75mila intercettazioni in sei mesi dei carabinieri in stile Gomorra, in attività da almeno tre anni a Piacenza. Dall’esame dei conti correnti intestati a Montella, originario di Pomigliano d’Arco, i magistrati potrebbero far luce sui sospetti guadagni della banda che trafficava soprattutto hashish. In alcune intercettazioni, però, si parla di cocaina. Gli affari per l’appuntato erano talmente redditizi da permettere l’acquisto di una villa da 270mila euro poco fuori Piacenza. Ai domiciliari è finita anche Maria Luisa Cattaneo, la compagna di Montella. E’ accusata di spaccio e di aver collaborato col militare anche nelle fasi di approvvigionamento della droga. La donna, intercettata, parla di soldi e di droga.
Montella si sentiva intoccabile: “Non mi prenderanno mai, sono un carabiniere”, diceva agli amici. Per i magistrati è un uomo che “non mostra paura di nulla ed è dotato di un carattere particolarmente incline a prendere parte ad azioni pericolose e violente”. A difenderlo la famiglia. “Mio figlio mi ha detto che gli amici avevano vinto al Superenalotto. E’ stato tutto ingigantito”, spiega la madre a La Stampa. “E’ un bravo ragazzo preso di mira, si stava anche laureando in giurisprudenza”.