La Dia di Lecce ha eseguito una misura di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del locale tribunale, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia che ha coordinato le indagini, a carico del pregiudicato Giovanni Mazzotta, meglio noto come “Gianni Conad”, 55enne di Monteroni di Lecce, perché ritenuto responsabile del reato di violenza a pubblico ufficiale, aggravata dal metodo mafioso.
Tutto ha origine da una misura di prevenzione patrimoniale, a firma del direttore della Dia, eseguita nel 2011, con la quale furono sottoposti a sequestro i suoi beni (per un valore complessivo di oltre 1 milione e mezzo di euro), perché ritenuti sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati. Successivamente, l’Agenzia dei Beni Confiscati, a seguito dell’intervenuta definitività del provvedimento, avvenuta nel 2017 con pronuncia della Corte di Cassazione, disponeva, tra i beni sottratti al Mazzotta, l’assegnazione al Comune di Monteroni di Lecce di una villa, luogo di dimora della sua famiglia.
Nel gennaio del 2020, l’Ente assegnatario, costatando ancora l’occupazione abusiva del citato immobile da parte del nucleo familiare del Mazzotta, ne chiedeva lo sfratto, in seguito operato dalle forze di polizia. Nella circostanza, l’avvio di alcuni lavori di manutenzione e quindi la presenza di operai all’interno della villa, provocavano la reazione del Mazzotta, il quale, recatosi presso il Comando della Polizia Municipale, esternava palesi minacce finalizzate ad ottenere informazioni in merito alla destinazione dell’abitazione e ad impedire l’accesso alla struttura, sottolineando la sua caratura criminale in virtù della vicinanza ad un clan della Sacra Corona Unita. Mazzotta è stato ristretto nella casa circondariale di Lecce.