Io avrei preferito che fosse stato dato il massimo della pena richiesta dai pm ossia 18 anni. Anche se per me nessuna pena sarebbe stata abbastanza: ho quattro figli che non hanno più la madre ed io non ho più una moglie con cui ho creato tutta una vita. Mi hanno rovinato la vita”. A parlare è Paolo Curi, vedovo di Eleonora Girolimini – la mamma di 39 anni che perse la vita insieme ad altri cinque adolescenti nella notte tra il 7 e l’8 dicembre – dopo la sentenza di condanna per la tragedia della discoteca di Corinaldo a carico di Ugo Di Puorto, Raffaele Mormone, Andrea Cavallari, Moez Akari, Souhaib Haddada e Badr Amouiyah (leggi qui).
“Il reato di associazione era molto difficile da poter dimostrare. – dice Curi – Vedere questi ragazzi in aula mi ha fatto un bruttissimo effetto. Erano molto spavaldi. Ogni tanto si giravano e guardavano. Non mi sono sembrate persone che hanno capito quello che hanno fatto. Si sono resi conto che era il minimo di quello che potevano meritare. E ora proverò a spiegare ai miei figli, che sono rimasti a casa, perché’ queste persone sono state così cattive. Proverò a dire loro che passeranno diversi anni in carcere. Sarà magari una piccola soddisfazione. Questi non sono i soliti ragazzi ma sono giovani criminali. Giustizia è stata fatta a metà”.
Ad accompagnare Curi in Tribunale ad Ancona c’era la figlia più grande. “Anche mia figlia più grande che è qui con me mi chiedeva ‘perché solo 12?’, ‘perché solo 12?’ – dice Curi -. Ora aspettiamo il prossimo processo perché secondo me sono molto più colpevoli di queste persone. Se chi ha riaperto la discoteca nel 2017, quando era ancora chiusa, non l’avesse fatto mia moglie sarebbe stata ancora con noi. Questi ragazzi hanno fatto lo stesso genere di cose in altre discoteche e non è morto nessuno. Io ero lì dentro e posso dire che lì dentro si respirava aria di non sicurezza, era sovraffollata all’inverosimile. La tragedia poteva venire fuori da qualsiasi cosa”. IN ALTO IL VIDEO