Per la strage nella discoteca di Corinaldo del 2018, in cui si registrarono sei morti, i sei componenti della cosiddetta “Banda dello Spray” – Ugo Di Puorto, Raffele Mormone, Badr Amouiyah, Andrea Cavallari, Moez Akari e Souhaib Haddada – sono stati condannati a pene comprese tra i 10 e i 12 anni con uno sconto significativo rispetto alle iniziali richieste dei pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai.
Le pene tengono conto della riduzione di un terzo prevista dal rito abbreviato, ma non includono l’associazione a delinquere, non riconosciuta dal gup. I giovani modenesi, tutti presenti al momento della sentenza, sono stati ritenuti responsabili della strage al ‘Lanterna Azzurra Clubbing’ di Corinaldo (Ancona), dove nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018 fu spruzzata una sostanza urticante per rubare catenine e oggetti preziosi ai giovanissimi che aspettavano la performance musicale del trapper Sfera Ebbasta: nella calca che si generò, morirono cinque adolescenti (Asia Nasoni, Benedetta Vitali, Daniele Pongetti, Emma Fabini, Mattia Orlandi) e una giovane mamma di 39 anni (Eleonora Girolimini). La sentenza è stata emessa poco fa dal gup del tribunale di Ancona, Paola Moscaroli, al termine della settima udienza del processo che si è svolto con il rito abbreviato e a porte chiuse.
L’udienza è iniziata intorno alle 10.30, alla presenza anche alcuni familiari delle vittime: Paolo Curi, marito di Eleonora Girolimini, la mamma 39 travolta dalla folla e con il suo corpo ha salvato la vita alla sua figlia minore, e una delle 4 ragazze, Corrado e Francesco Vitali, padre e fratello di Benedetta Vitali, il padre di Mattia Orlandi. L’ultimo ad entrare in aula, prima del gup, è stato Ugo Di Puorto, che per l’accusa era il capo della ‘banda dello spray’, colui che quella notte fa spruzzò la sostanza al peperoncino che rese l’aria irrespirabile all’interno del ‘Lanterna Azzurra Clubbing’ e costrinse la maggior parte degli avventori a lasciare velocemente il locale. 19 anni, Ugo è figlio di Sigismondo Di Puorto, detto Sergio, arrestato nove anni fa per i suoi legami con il clan dei casalesi e ancora in carcere. Tre imputati hanno reso dichiarazioni spontanee: in particolare Cavallari, Akari e Haddada hanno confermato la loro estraneità a quanto è successo all’interno del locale. La camera di consiglio è durata poco più di 2 ore.