Roma – Nella mattinata di giovedì 2 luglio è stata presentata la Relazione annuale dell’Autorità Nazionale Anticorruzione. Ad intervenire il presidente della Camera, Roberto Fico, e il presidente dell’Anac, Francesco Merloni. “La corruzione, malgrado i provvedimenti adottati negli ultimi anni e l’impegno dell’Anac, rimane purtroppo una piaga nel nostro Paese. Ne mina infatti alla radice lo sviluppo, l’occupazione, l’equità, la giustizia e la coesione sociale, la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni e la credibilità internazionale”, ha detto Fico, sottolineando che “l’Indice di Percezione della Corruzione di Transparency International vede l’Italia nel 2019 al 51° posto su 168 Paesi nel mondo. Serve, dunque, ancora un impegno deciso a 360 gradi nel contrasto alla corruzione, anche se si è registrato un miglioramento di due posizioni negli ultimi anni: ci stiamo infatti gradualmente allontanando dagli ultimi posti – nel 2015 eravamo al 61esimo – ma rimaniamo agli ultimi posti nell’Unione europea”.
“Abbassare la guardia e alimentare la percezione generale che il problema della corruzione non sia poi così rilevante, soprattutto in un periodo di emergenza come quello che stiamo vivendo, sarebbe un grave errore e un arretramento rispetto agli importanti passi avanti compiuti”. È il monito che arriva dal presidente facente funzioni dell’Anac, Francesco Merloni. Il fenomeno corruttivo, ha spiegato Merloni, “è piuttosto polverizzato e multiforme, e coinvolge quasi tutte le aree territoriali del Paese”. In particolare dalla relazione Anac emerge che il valore tangente è di frequente “molto basso e assume sempre di più forme diverse dalla classica dazione di denaro, come l’assunzione di amici e parenti. – ha aggiunto Merloni – Desta particolare allarme il fatto che la funzione pubblica sia venduta per molto poco, 2.000 o 3.000 euro, a volte anche per soli 50 o 100 euro. Tra le contropartite più singolari – ha evidenziato il presidente Merloni – (riscontrate nel 21% dei casi esaminati), figurano ristrutturazioni edilizie, riparazioni, trasporto mobili, pasti, pernottamenti e buoni benzina. Pensate che in un caso segnalato quest’anno, in cambio di un’informazione riservata è stato persino offerto un abbacchio”.
Nel rapporto l’Anac segnala che nel primo quadrimestre 2020 gli appalti sono scesi del 24% per numero e del 33% in valore, pari a 18,6 miliardi in meno. La Regione più colpita è la Lombardia (-63%, pari a una flessione di circa 10 mld), mentre alcune Regioni nel primo quadrimestre 2020 hanno fatto addirittura registrare dati positivi, come il Lazio (+14%, pari a 550 milioni). Nel 2019 il valore complessivo degli appalti pubblici si è invece attestato a 170 miliardi di euro, oltre 30 mld in più del 2018 (+23%): una cifra record, mai toccata dal settore in precedenza. Dal 2016, anno di introduzione del nuovo Codice, la crescita è stata del 69%. “Va tuttavia rilevato – ha precisato l’autorità – che a causa dell’emergenza sanitaria 22 mila procedure di gara, per un valore di 23 miliardi, non sono ancora state ‘perfezionate’ (ovvero non è stato pubblicato il bando o la lettera di invito). Dal momento che il tasso di perfezionamento delle procedure si aggira attorno al 90%, è possibile ipotizzare che i dati definitivi, sia a livello nazionale che locale, saranno assai meno negativi di quanto appaiano attualmente”.
Dal presidente è arrivata anche una netta bocciatura del cosiddetto ‘Modello Genova’. “Per superare la crisi sembrano riaffacciarsi in questi giorni ipotesi rischiose come quelle di un largo utilizzo dei ‘super-commissari’, del ‘modello Genova’ per alcuni appalti sopra soglia, con amplissime deroghe (ad accezione delle norme penali e di quelle antimafia), e l’affidamento diretto fino a 150mila euro senza alcuna consultazione delle imprese”, ha sottolineato Merloni. Il presidente dell’Anticorruzione ha però messo in guardia: “Ben vengano tutte le semplificazioni per aiutare amministrazioni e imprese – aggiunge – ma non è togliendo le regole che il sistema funziona meglio; al contrario, le deroghe indiscriminate creano confusione, i rup e le imprese non hanno punti di riferimento e si rischia di favorire la corruzione e la paralisi amministrativa”.
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