Carinaro (Caserta) – Carinaro “chiama” Lombardia, o almeno la “richiama”, viste le cifre in ballo assolutamente non paragonabili, sotto il profilo di una vicenda che assume i contorni di quella che ha avuto come protagonista il governatore Attilio Fontana, il cui cognato, tramite la sua azienda, ha fornito camici per oltre 500mila euro alla Regione. Acquisto trasformato, poi, in donazione dopo l’intervento dello stesso presidente, dichiaratosi non a conoscenza di quella fornitura. continua sotto
Il caso – Anche il sindaco del comune aversano, Nicola Affinito, ha sottolineato di non essere stato parte attiva nell’acquisto, da parte del responsabile dell’ufficio tecnico comunale, di mascherine e igienizzanti, per un totale di 800 euro, fornite in piena emergenza coronavirus (con due determinazioni dirigenziali del 12 e 24 marzo scorsi) da un’azienda situata nella locale zona industriale, la Clevex, di cui Affinito, che svolge la professione di commercialista, detiene le scritture contabili. La ditta, infatti, ha sede legale ad Aversa, allo stesso indirizzo dello studio del primo cittadino. Non solo, i titolari sono anche imparentati con la moglie del sindaco. Perché, quindi, il Comune non si è rivolto ad altri soggetti per ottenere i dispositivi di protezione individuale? “Perché in quel preciso momento non c’erano alternative e i prezzi erano i più vantaggiosi sul mercato”, è la sintesi della tesi difensiva di Affinito. “No, è una questione etica. L’azienda poteva anche regalarle le mascherine o, piuttosto, il sindaco, e magari anche i suoi assessori, potevano autotassarsi”, attacca la leader dell’opposizione Annamaria Dell’Aprovitola.
Affinito: “Disgustato da certi sospetti” – Proprio l’ex sindaca e competitor di Affinito alle ultime amministrative ha presentato un’apposita interrogazione consiliare chiedendo se il dirigente dell’area tecnica, prima di incaricare la Clevex, abbia visionato offerte di ulteriori aziende e se ancora oggi altre aree dell’Ente continuino ad acquistare materiale igienico-sanitario da quella ditta. Interrogazione discussa nell’ultima seduta del Consiglio, celebrata lo scorso 9 luglio, a cui Affinito ha replicato duramente. “Mi disgusta questa interrogazione”, ha tuonato il sindaco, spiegando: “Chi non ha vissuto in prima persona l’emergenza non può capire cosa sia accaduto, nonostante l’amministrazione abbia chiesto l’intervento di tutti i consiglieri di maggioranza e minoranza per una collaborazione. L’acquisto è stato fatto dal responsabile dell’ufficio tecnico in un drammatico periodo storico e in virtù di una comparazione con altri preventivi”.
“Ho solo fatto risparmiare il Comune” – Confermando di essere consulente dell’azienda e che i titolari sono congiunti della moglie, Affinito ha chiarito di non aver nulla da nascondere o di cui rimproverarsi: “Era l’unica azienda sul territorio che aveva disponibilità di mascherine. La stessa azienda ha fornito le stesse mascherine ai comuni di Parete, Gricignano, Caserta, Teverola e Aversa, dove gli hanno dato anche un encomio. Inoltre, ha regalato 400 mascherine al nostro Comune. Parliamo di un’azienda che fattura 4 milioni di euro all’anno e si stanno ponendo sospetti per un impegno spesa di 800 euro, di cui non credo avesse bisogno. Un importo che, tra l’altro, non comprendeva solo le mascherine ma anche una piantana e cinque litri di gel igienizzante. Per quest’ultimo abbiamo pagato 25 euro per 5 litri, quando all’epoca il prezzo andava a 10 euro a litro. Ogni mascherina è stata pagata 6 centesimi. E tutti sanno che oggi, con i prezzi calmierati dallo Stato, il costo è minimo di 50 centesimi cadauna, sempre se si riesce a trovarle”. E qui Affinito ha sottolineato: “Non credo di aver sbagliato a far risparmiare soldi ai cittadini di Carinaro. La realtà è che la minoranza vuole sminuire l’eccellente lavoro fatto dalla nostra amministrazione durante l’emergenza. Se qualcuno, poi, vuole per forza avanzare sospetti sul fatto che io abbia favorito un’azienda di cui sono consulente, e che pertanto avrei commesso un reato di turbativa d’asta, può benissimo presentare denuncia in Procura. Io sono apposto con la mia coscienza, ho solo fatto in modo di fornire mascherine, all’epoca introvabili, ai cittadini e a prezzi quanto più vantaggiosi per le casse del Comune”. continua sotto
Dell’Aprovitola: “Il sindaco paghi quelle spese di tasca sua” – A quel punto è intervenuta la consigliera Dell’Aprovitola, rispondendo per le rime: “Se c’è qualcuno che si deve vergognare è il sindaco. Possibile che né il primo cittadino né qualche altro assessore o consigliere di maggioranza si siano accorti che le mascherine provenivano da un’azienda che ha legami professionali e familiari con il sindaco? E comunque, seppur all’epoca non c’erano alternative a quella ditta, che tra l’altro ci risulta sponsor elettorale del sindaco, perché la stessa non le ha regalate al Comune?”. Da lì è nato un duro e urlato battibecco tra Affinito e Dell’Aprovitola che la presidente del Consiglio, Elisabetta Mauriello, è riuscita a sedare con non poche difficoltà. La seduta è proseguita e si è conclusa con la discussione di altri ordini del giorno. Ma in serata Dell’Approvitola è tornata sulla vicenda con un video postato sui social (guardalo qui). “Se è vero – ha ribadito la consigliera – che il sindaco non era a conoscenza sin dall’inizio di quella fornitura, successivamente comunque doveva ritenere che eticamente la ditta non poteva vendere le mascherine al Comune. Al massimo, la ditta poteva donarle, o il sindaco poteva pagarle di tasca sua, oppure lui e gli assessori della sua giunta potevano autotassarsi”. L’ex sindaca cita proprio il caso Fontana: “Quando la Regione Lombardia acquistò dei camici per il personale sanitario da un’azienda poi rivelatasi imparentata con la moglie del governatore, quest’ultimo, venuto a sapere della situazione, chiese lo storno per le fatture di acquisto”. Stesso rimedio che ora chiede ad Affinito di adottare: “E’ opportuno che si proceda allo storno della fattura di acquisto delle mascherine e che il sindaco si carichi personalmente della spesa. Diversamente, – ha concluso Dell’Aprovitola – lui con questa brutta vicenda non potrà mai più parlare di etica”.