“Siamo tutti vincitori o siamo tutti sconfitti. Siamo tutti sulla stessa barca, non stiamo aiutando l’Italia ma consentendo a tutti di riparare i danni della pandemia: le economie sono integrate”. Lo dice il premier Giuseppe Conte al termine della seconda giornata del Consiglio Ue sul Recovery Fund. “La partita è ancora aperta. – spiega Conte – Il confronto a tratti è anche duro. L’Europa è sotto ricatto dei frugali”. “Domenica proseguiremo perché dobbiamo fare di tutto per chiudere. Rimandare questa partita non giova a nessuno” in Ue, ricorda il premier.
Sembra che Conte non riesca ad abbattere, nel negoziato europeo, il muro alzato dal primo ministro olandese, spalleggiato dal manipolo di Paesi frugali (Austria, Danimarca, Svezia, più la Finlandia). Non può accettare che, come Rutte pretende, un singolo Stato abbia il potere di bloccare l’erogazione dei fondi a un Paese che non attui le riforme. I paesi europei non riescono a raggiungere accordo sul contenuto del programma di salvataggio per valore di 750 miliardi di euro. Mentre i paesi più colpiti dalla pandemia, come Italia, Spagna, Francia, vogliono un accordo immediato, Olanda, Danimarca, Austria e Svizzera mettono in discussione anche i prestiti.
“L’Europa è sotto ricatto dei Paesi frugali”, ribadisce Conte parlando poi del premier olandese. Con Mark Rutte “ho un buon rapporto personale”, poi lo “scontro è stato durissimo. La sua richiesta di porre il veto e coinvolgere il Consiglio europeo anche nella fase attuativa è indebita dal punto di vista giuridico, politico e poco praticabile in concreto. Ma non si è mai permesso di chiedermi questa o quella riforma”. Durante la serratissima trattativa coi Paesi ” frugali”, rappresentati dall’olandese Rutte, il premier Conte si è tolto più di un sassolino dalla scarpa. Uno su tutti, in materia di riforme richieste e da garantire, c’è quella sui cosiddetti paradisi fiscali, che colpisce un nervo scoperto per quanto riguarda l’Olanda. Un affondo che sottolinea il clima tutt’altro che amichevole in sede europea. L’Italia, sottolinea Conte, pretende una “seria riforma fiscale Ue, che garantisca una politica comune e soprattutto ad armi pari”.
No al veto di un singolo Stato sui fondi agli altri Paesi. E’ questa la linea rossa di Conte, in vista della terza giornata di un durissimo negoziato sul Recovery fund. Il timore è che in difesa di quel veto Mark Rutte sia disposto a far saltare l’accordo, a rimandare tutti a casa senza nessuna intesa, mentre sulla ripartizione dei fondi tra sussidi e prestiti, fonti italiane si mostrano più ottimiste. Rutte chiede che un singolo Stato possa chiedere di fermare l’erogazione delle risorse ai Paesi che non attuino le riforme, portandolo davanti al Consiglio europeo per una valutazione. Conte propone che per bloccare l’erogazione serva una maggioranza qualificata degli Stati. “Non dobbiamo alterare l’equilibrio istituzionale: il sistema deve essere compatibile con i trattati. Su questo sono intransigente anche più della Commissione: sto rivendicando questo aspetto anche nell’interesse della Commissione e del Parlamento”.