È un’estate davvero caldissima per la ministra Azzolina, la scuola e il Ministero dell’Istruzione, che proprio in questi giorni sta mettendo a punto con i sindacati e le parti sociali il protocollo di sicurezza, in vista della riapertura della scuola previsto il 14 settembre. Dopo le roventi polemiche sulla “Didattica a distanza”, spazi, banchi e arredi, classi-pollaio, organico e numero docenti, distanziamento sociale, orari e tempo scuola, lo scorso 30 luglio le Organizzazioni sindacali più rappresentative del comparto, la Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals ConfsaL e Gilda Fgu, avvertendo che non sono ancora chiari né i fabbisogni né le risorse umane e finanziarie messe in campo per la ripartenza, e non sono affatto soddisfatte le loro principali richieste, non si sono presentate all’appuntamento programmato in viale Trastevere, facendo così slittare la firma del protocollo per la ripresa delle attività tra lo stesso Ministero e i sindacati.
A testimonianza del loro diffuso e forte malcontento, hanno chiesto unitariamente ai dirigenti del Ministero dell’Istruzione, precisamente al dottor Luigi Fiorentino e dottor Giovanni Boda, il rinvio dell’incontro, che era stato convocato per la sottoscrizione del protocollo anti-Covid-19, salute e sicurezza negli istituti scolastici; in particolare, la giusta occorrenza per definire al meglio l’attuazione di tutte le misure indispensabili per la regolare ripresa delle attività didattiche in presenza nel nuovo anno scolastico 2020/2021. Quali le ragioni di una forma di “protesta”? A circa un mese dall’inizio, non essendo affatto contente del quadro attualmente già delineato, le organizzazioni sindacali hanno giustificato il rinvio accusando il ministro di mancanza di dati certi sulle risorse umane e finanziarie necessarie e di un quadro di riferimento chiaro e limitato su diversi aspetti, peraltro ancora da esaminare e approfondire, per rassicurare milioni di alunni, personale scolastico e famiglie e offrire loro la serenità, in vista del primo giorno di scuola.
Nella nota di richiesta per il rinvio, in maniera particolare, i sindacati hanno evidenziato che “il monitoraggio del fabbisogno delle varie istituzioni sia ancora in fase di definizione, mentre è rimessa a un futuro Decreto Interministeriale del Ministero dell’Istruzione, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, la distribuzione delle risorse finanziarie di cui al decreto legge 34/2020”. Ai fini di una ripresa delle lezioni in piena sicurezza, parimenti risulta rilevante poter conoscere “l’entità delle risorse che come, anticipato dalla Ministra, saranno stanziate con il ‘decreto di agosto’ e destinate alle scuole al fine di assicurare una regolare attività didattica”. Allora, in vista di una convocazione futura, i sindacati hanno richiesto, sul piano concreto, l’assoluta esigenza che vengano apportati altri e ulteriori interventi di modifiche della normativa in vigore soprattutto per quanto concerne quegli “aspetti che attengono la funzionalità delle scuole (supplenze, risoluzione contratti del personale assunto, in base al decreto legge 34/2020, da agevolare quanto più possibile nella presente emergenza, mentre ritengono che gli aspetti relativi alle prestazioni di lavoro rese nelle modalità a distanza attengano a disciplina di natura contrattuale e debbano pertanto essere affrontati in tale ambito”.
In effetti, i sindacati, facendosi portavoce delle forti rimostranze e dissapori da parte di migliaia insegnanti precari e supplenti, chiedono la modifica della norma inserita nel Decreto Rilancio, la quale, definita già “usa e getta”, prevede il licenziamento senza alcun indennizzo dei docenti e personale Ata precari che verranno assunti a tempo determinato fino al termine delle lezioni, per garantire la sicurezza nelle scuole, nel caso in cui dovessero presentarsi nuove situazioni di “lockdown”, visto che va crescendo il timore di una possibile seconda ondata di Sars-CoV-2 e di diffusione del Covid-19. Tanto più atteso che il nuovo anno scolastico potrà avere il previsto record di circa 250 mila supplenti per il regolare svolgimento delle lezioni, a parere dei sindacati, la suddetta norma, oltre a offendere la dignità del personale Ata e tantissimi docenti che verranno essere assunti, finisce per mettere anche in discussione l’impegno di trasmissione delle competenze professionali nei confronti dei propri alunni; e di fatto produrrebbe una effettiva differenza con i docenti di ruolo sul piano giuridico ed economico.
Pertanto, in assenza di dati certi e sufficienti per programmare la ripartenza in presenza, in maniera tale da garantire una doverosa tranquillità nella ripresa delle attività scolastiche e in condizione di adeguata sicurezza, non si escludono altri clamorosi colpi di scena e altre grane. Certo è che per la ministra Azzolina l’estate potrebbe diventare ancora più torrida, perché sindacati, in attesa della convocazione di un nuovo incontro per la stesura del documento sulla ripartenza in sicurezza, ora si aspettano una doverosa chiarezza sui punti richiesti, ai fini di svolgimento di un confronto realmente proficuo con il Ministero.