“Per mettere in moto la macchina produttiva servono tre cose, piccole ma immediate”. Lo ha detto Domenico Arcuri, commissario governativo sul Covid e amministratore delegato di Invitalia partecipando alla Convention di Alis. “Deve finire il tempo in cui un imprenditore o un cittadino deve spiegare allo Stato perché vuole fare una cosa e deve invece tornare il tempo in cui deve essere lo Stato a spiegare al cittadino perché non deve, e se lo Stato non lo spiega il cittadino è libero di agire”, è il primo dei tre punti indicati da Arcuri.
“Poi deve essere finito il tempo della stratificazione insopportabile di soggetti qualche volta autoreferenziali che devono controllare prima le cose non ancora successe e non condannare, semmai, dopo le cose fatte male; se nel mio ruolo commissariale avessi dovuto subordinare le decisioni urgenti alla consueta sfilza di soggetti che a legislazione vigente avrebbero dovuto autorizzarmi per mandare un aereo a Pechino o a Dusseldorf e portare in una notte 50 milioni di mascherine in Italia, saremmo già tutti morti. Terzo punto – prosegue Arcuri, dal palco della due giorni sorrentina dell’Alis – Non capisco perché se un imprenditore fa una cosa sbagliata non possa essere condannato e si consideri meglio impedirgli di provare a farla, per la possibilità teorica che forse la farà male”. “Personalmente, ho chiesto e ottenuto dal governo gli investimenti nei presidi ospedalieri post-Covid necessari per lasciare in eredità alla sanità pubblica una forza che non aveva all’inizio dell’emergenza”, ha aggiunto Arcuri. IN ALTO IL VIDEO