Migliaia di manifestanti, soprattutto donne, sono scese in strada in numerose città della Turchia per protestare contro la violenza di genere e per chiedere al governo di Ankara di non uscire da un trattato internazionale in materia, ipotesi circolata negli ultimi giorni sui media del Paese. Secondo la stampa locale, le dimostrazioni, che si sono tenute ieri a Istanbul, nella capitale Ankara e in diverse altre grandi città turche, sono tra le più massicce delle ultime settimane.
L’ultima ondata di proteste femministe nel Paese era stata provocata il mese scorso dall’omicidio della studentessa 27enne Pinar Gultekin da parte del suo ex compagno, nella provincia sudoccidentale di Mugla. Nel corso di alcuni cortei sono state registrate anche delle tensioni con le forze dell’ordine. Secondo l’organizzazione Nar Women’s Solidarity, una decina di attiviste sono state arrestate nella città meridionale di Smirne. All’origine delle manifestazioni di ieri anche le voci secondo le quali il governo del presidente Recep Tayyip Erdogan starebbe pensando di uscire dalla Convenzione di Istanbul del 2011, di cui la Turchia fu il primo Paese firmatario.
Secondo quanto riferiscono i media turchi, il consiglio esecutivo del partito di governo, Giustizia e sviluppo (Akp), si riunirà la prossima settimana per discutere la questione. Il documento del Consiglio d’Europa, entrato in vigore nel 2014, è il primo accordo internazionale vincolante di prevenzione e lotta alla violenza sulle donne. Un fenomeno che è da tempo motivo di preoccupazione per diversi attivisti e movimenti sociali turchi. Secondo la piattaforma internazionale di monitoraggio sugli abusi di genere, We will stop femicides platform, almeno 474 donne sono state uccise nel Paese l’anno scorso, per la maggior parte per mano di ex mariti o compagni o membri della famiglia. IN ALTO IL VIDEO