Aversa (Caserta) – C’era una volta la “Piedimonte”. Così era chiamata ad Aversa la Ferrovia Alifana che da Napoli giungeva a Piedimonte Matese, all’epoca ancora denominata Piedimonte d’Alife. Un’ottima metropolitana di superficie che raggiungeva anche molti centri non toccati dalle Ferrovie di Stato. La rete fu abbandonata a inizio anni ottanta e da allora solo abbandono, rete e stazioni, che avevano tutta una loro caratteristica. Ora, anche la vecchia stazione di Aversa dell’Alifana si inchina al consumismo e viene trasformata in ristorante e bar tra l’indifferenza della città dopo che in un primo tempo gli aversani si erano ribellati riuscendo, nel 2016, con sindaco Enrico de Cristofaro, a fare emettere dall’ufficio Urbanistica un provvedimento di sospensione dei lavori in autotutela per meglio capire i contorni della vicenda che parte da una Scia, una richiesta di ristrutturazione dell’edificio e dei depositi attigui, che non si è capito bene se risalga al 2012 o al 2015.
Era stata proprio questa discrepanza, riportata sulla tabella apposta per descrivere i lavori come per legge, a far giungere la sospensione che, poi, fu revocata e i lavori andarono avanti sino a giungere alla conclusione in questi giorni. lavori che hanno restituito alla città l’edificio nel suo originario aspetto con uno splendente rosso pompeiano, che contraddistingueva all’epoca tutte le stazioni dell’Alifana. “L’autorizzazione – specificò all’epoca il sindaco De Cristofaro – risale al 2015, noi effettueremo i controlli del caso perché siamo per la legittimità ad oltranza”.
Tra i più strenui oppositori c’era l’artista Domenico Napolitano che lanciò una campagna mediatica sui diversi social, dando vita anche ad un hashtag dal titolo “identità e appartenenza non hanno prezzo e non sono soggette a licenza edilizia”. Da allora sono trascorsi cinque anni, la ristrutturazione è terminata, riportando in vita un edificio che era divenuto fatiscente così come la zona intorno, completamente abbandonata a se stesse. Oggi, al di là delle polemiche, la possibilità di rivitalizzare un pezzo di storia della città normanna, un po’ come avvenuto, fatte le doverose proporzioni, con il complesso dell’Annunziata che da oramai trenta anni ospita la facoltà di ingegneria dell’Università Vanvitelli. Insomma, il riuso per far continuare a vivere pezzi di storia della città che, se così non fosse, andrebbero irrimediabilmente perduti, così come sta avvenendo, ad esempio, tra l’indifferenza generale, per il complesso del Carmine, Chiesa e convento, di inestimabile valore non solo storico artistico, ma anche immobiliare tout court. Un complesso che, secondo il ministero della Giustizia, dovrebbe ospitare, da anni solo a parole, la Procura della Repubblica del tribunale di Napoli Nord.
La stazione dell’Alifana è oggi di proprietà di Metrocampania (ente strumentale pubblico) che, a sua volta, fa capo alla Regione Campania. Nel giugno del 2015 la Metrocampania concede la stazione della vecchia ferrovia Napoli – Piedimonte d’Alife e alcuni locali annessi a supporto del parcheggio in locazione alla società Mcne già in attività dal 2010. Scoppiò la polemica con il risalto di alcune presunte incongruenze urbanistiche, tra cui quello del cambio di destinazione d’uso in pieno centro storico. Dall’altro lato non mancarono i pragmatici che facevano notare come, in ogni caso, l’immobile fosse fatiscente e che da oramai poco meno di quarant’anni non veniva più utilizzato, essendo stato completamente abbandonato da Metrocampania e dalla stessa Regione Campania. Una sorte analoga ha colpito anche il tracciato dell’Alifana che in molti casi è stato occupato, anche nell’agro aversano, da costruzioni abusive.