Aversa, la chiesa del Carmine a rischio recupero

di Livia Fattore

Aversa (Caserta) – Chiesa e complesso del Carmine a rischio recupero. Già nel 2012 furono sottratte addirittura le campane, dalla derelitta, ma storica e monumentale chiesa del Carmine, annessa all’omonimo complesso conventuale. Ma nemmeno le grida di allarme che seguirono all’impresa dei soliti ignoti da allora ad oggi ha smosso nulla. L’intero complesso è caduto nell’oblio e nei giorni scorsi Pasquale Leggiero (che già è stato animatore del recupero della Chiesa di San Domenico e che vorrebbe ripetere l’impresa con il Carmine) e Paolo di Grazia (entrambi facenti parte dell’Associazione Normann) hanno rilanciato l’allarme estendendolo all’attiguo complesso conventuale dal quale sono stati portati via addirittura i marmi delle scale.

Dopo la chiesa di San Bernardino presso l’ex ospedale psichiatrico Santa Maria Maddalena, dopo la chiesa di San Domenico che si affaccia sulla storica Piazza Plebiscito (oggi recuperata solo grazie ai volontari e agli sponsor privati), ancora una volta una chiesa, memoria storica di quella che è stata la prima Contea Normanna in Italia Meridionale, completamente depredata, spogliata da vandali privi di scrupoli aiutati da «complici» istituzionali che poco o niente hanno fatto per evitare uno scempio senza fine. La chiesa del Carmine e il convento sono stati spogliati per gradi. Utilizzata sino agli inizi degli anni ottanta, quando era tenuta in vita solo grazie al fatto di ospitare un gruppo scout dell’Agesci. Con la cacciata di questi ultimi a causa del terremoto, la complessa struttura è stata praticamente abbandonata alla mercé di veri e propri predatori d’arte che hanno spogliata questa chiesa ampia, a tre navate, iniziando dai diversi altari laterali e da quello centrale, con dipinti, marmi e stucchi volatilizzati.

Un lavoro certosino ha riguardato anche il pavimento, un pregevole cotto. I soliti ignoti non hanno risparmiato nemmeno la lastra di marmo che ricopriva la scala che porta alla cripta dove i monaci erano soliti seppellire i confratelli deceduti. Stessa sorte per l’ex complesso conventuale che appartiene al Ministero dell’Interno attraverso il Fondo per il culto, mentre la chiesa è di proprietà della diocesi aversana. Insomma, un lavoro sistematico, negli anni, che non ha risparmiato l’annesso convento che con il regno di Gioacchino Murat fu trasformato in caserma di cavalleria e, successivamente, in distretto militare, fino ad essere adibito a scuola, nello specifico il liceo scientifico, fino a metà anni settanta. Un abbandono che ha avuto come complice dapprima il violento terremoto dell’ottanta, che ha portato alla chiusura totale per un ventennio di una strada attigua e, successivamente, da altri crolli in zona.

Nel recente passato il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha ipotizzato in quel complesso la sede della procura della repubblica del vicino tribunale di Napoli Nord, ma da allora è ripreso il silenzio di prima. Una zona, quella di via Ludovico Abenavolo, che definire degradata oggi appare come un amaro eufemismo. Sempre più abbandonata, con l’attigua piazza del Carmine ridotta ad un desolato immondezzaio, i soliti ignoti, ogni volta che hanno voluto, hanno potuto agire praticamente indisturbati. Una chiesa dimenticata anche dalla Curia diocesana che, stando ad informazioni raccolte, il 13 novembre 2013 sarebbe stata beneficiaria di un contributo del ministero delle infrastrutture per la redazione di un progetto di restauro della chiesa a favore dell’architetto Luigi Guerriero. I beni del Fec, a livello locale sono gestiti dalle prefetture. Ma c’è da giurare che a Caserta nemmeno sanno dove si trova la chiesa del Carmine, le cui campane non suoneranno più.

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