Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha telefonato alla senatrice a vita Liliana Segre per formulandole auguri affettuosi per il suo novantesimo compleanno. L’ha ringraziata, rende noto il Quirinale, per la sua alta e preziosa testimonianza contro l’odio e la violenza, in difesa dei diritti di tutti e nel rifiuto di ogni discriminazione.
Segre è sopravvissuta ad Auschwitz e ha fatto della testimonianza degli orrori della Shoah e della lotta contro ogni forma di odio una delle sue ragioni di vita. Anche per questo Mattarella, l’ha nominata senatrice a vita nel 2018. Nata a Milano nel 1930, subì le leggi razziali per le sue origini ebraiche ancora bambina e venne espulsa da scuola. A 14 anni venne deportata con il padre Alberto verso il campo di concentramento di Auschwitz partendo da quel binario 21 della Stazione Centrale di Milano dove ora sorge il Memoriale della Shoah. Dopo anni e anni di silenzio in cui non è riuscita a parlare del dolore e delle umiliazioni subite, la Segre ha iniziato a raccontare la sua storia in diversi incontri pubblici e in particolare a migliaia di studenti di tutta Italia per mantenere viva la memoria di orrori ed errori che non devono essere dimenticati. A causa delle centinaia di minacce e insulti ricevuti negli ultimi anni sul web e sui social, vive sotto scorta.
Nel periodo passato all’interno del campo di concentramento di’ Auschwitz “mi ero nutrita di odio e di vendetta”, ha raccontato Segre agli studenti al teatro Arcimboldi di Milano durante l’incontro per la Giornata della Memoria. “Sognavo la vendetta”, ha aggiunto ricordando di quando aveva avuto l’occasione di raccogliere la pistola di uno dei suoi carcerieri. “La vidi e pensai: ‘ora lo uccido’. Mi sembrava il giusto finale di quello che avevo sofferto – ha detto la senatrice a vita – ma poi capii che non ero come quegli assassini, non avrei mai potuto uccidere nessuno. E mentre la tentazione era fortissima la più grande che ho avuto nella mia vita, non raccolsi quella pistola”. “E da quel momento – ha spiegato – sono diventata quella donna libera e di pace che sono anche adesso”. La senatrice ha poi parlato del bullismo. “I bulli bisogna compiangerli, è più forte la vittima del bullo stesso. E’ il bullo che va curato, non la vittima e la vittima deve essere più coraggiosa e denunciare” mentre chi sta intorno “non deve essere indifferente e stare con il bullo che sembra più forte”, ha concluso la Segre ricordando che “i nazisti ad Auschwitz erano i bulli di allora”.