Reclutavano “muli” in tutta Europa e li utilizzavano per riciclare soldi sporchi, frutto di frodi informatiche messe in atto da cybercriminali. L’attività illecita è stata scoperta con l’attività investigativa internazionale denominata “2BaGoldMule”. L’indagine ha portato all’arresto di 19 persone in tutta Europa appartenenti ad un’organizzazione denominata “Qqaazz”, attiva dal 2016 nel campo del cyber-riciclaggio internazionale. In particolare l’organizzazione era diventata un punto di riferimento continentale come piattaforma per ripulire il denaro sporco, in gergo chiamata “lavatrice”.
Per l’Italia hanno operato gli agenti della Sezione financial cybercrime della Polizia postale, diretti dal Gruppo intersezionale per la cybersicurezza della Procura di Napoli, in collaborazione con Europol, Fbi degli Stati Uniti e le Forze di polizia di altri 14 Paesi europei. I cybertruffatori utilizzavano sofisticati virus bancari come Dridex, Trickbot, GozNym, con i quali accedevano abusivamente nei conti correnti online sottraendo decine di milioni di euro che necessitavano di essere “ripuliti” e, per fare questo, si rivolgevano a “Qqaazz”.
La centrale di riciclaggio aveva basi operative in Portogallo e Spagna, con ramificazioni in molti Paesi europei, compresa l’Italia. Per riciclare il denaro era necessario un grande numero di conti correnti bancari online, intestati a “teste di legno”, i cosiddetti “muli”, utilizzati per spostare ingenti somme, rendendole così difficilmente rintracciabili. Parte del denaro veniva utilizzata per acquistare cryptovalute o attività commerciali nel Regno Unito. Gli investigatori italiani hanno individuato due italiani sospettati di essere una cellula del gruppo criminale, utilizzati come procacciatori di “muli” da riciclaggio, e sequestrato dispositivi informatici e documentazione finanziaria che ne proverebbe l’appartenenza al gruppo.
Dall’indagine è emerso che sono le 11 vittime italiane dei truffatori che hanno poi ripulito il denaro utilizzando i servizi della “Qqaazz”, per un totale di oltre 750mila euro; tra loro anche l’Ospedale pediatrico Santobono-Pausilipon di Napoli. Sono in fase di esecuzione i provvedimenti di sequestro preventivo emessi dal gip di Napoli in relazione a tutti i conti correnti utilizzati per compiere i reati.